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8 Gennaio 2025
Ultima modifica: 8 Gennaio 2025 ore 10:21

Servizio Civile in Bolivia. La testimonianza

Un mondo in movimento
Servizio Civile in Bolivia. La testimonianza
Foto di ArturoChoque from Pixabay
Appena due mesi di Servizio Civile e arrivano le prime riflessioni di Nicoletta. Tra il caos di La Paz e la capacità continua di adattarsi.
Da quando sono qui faccio fatica a tornare indietro alla mia vita di qualche mese fa, perché tutto ti colpisce, tutto è così differente da casa, colorato, rumoroso, caotico e, parlando di pendenze, “in salita”, che difficilmente riesci a prenderti un momento per te.
Vedo questo come un punto a favore e non un punto debole di questo paese, perché ti aiuta a lasciar volare via le cose inutili e ti fa concentrare su ciò che stai vivendo. Tutto assume un valore immenso, dal riuscire a respirare per giocare una partita a calcetto ad alta quota con i ragazzi della comunità, al prendere il minibus giusto per tornare a casa. Ogni giorno ricevo un abbraccio carico di energia da Rodrigo, Manuelito, Aris, Miguel, e mi chiedo quale sarà il loro futuro, se avranno mai le stesse possibilità che ho avuto io, mio fratello, i miei amici, la mia famiglia. La risposta ancora non ce l’ho, mi siedo sui gradini e sorrido a guardarli giocare spensierati con la loro pallina di carta e scotch, senza pensieri, aspettando che arrivi il venerdì mattina per andare alla cancha, a giocare al campetto tutti insieme.

La grande spesa del venerdì

Il venerdì, prima della cancha, la sveglia suona alle 6. Prendo il teleferico e vado al mercato insieme ad Armando, il responsabile dal corazon de mantequilla, per la spesa settimanale del Comedor. Uno dei miei momenti preferiti rimane qui, nell'anima della città. Al mattino presto fa molto freddo e il naso gocciola, ma l'aria sembra più pulita e si vivono attimi che, durante la giornata, si disperdono nel rumore.
Non è una comune spesa, ovviamente. I bimbi sono tanti, più di 80, e tra 20 kg di papas, un zapallo enorme, nabosbeterragaspepinos e zanahorias, ci vorrebbe un tir per spostare tutta quella verdura. E invece siamo in due! Mentre la città ancora dorme, tra odori e profumi di erbe e piante appena colte, spostiamo il bottino da una tienda all’altra sperando di trovare un carretto libero che ci dia una mano a caricare le orticole e portarle verso un taxi. Ci concediamo il desayuno, la colazione, a metà dell’opera, per recuperare un po’ di energie. Solitamente con una empanada e una bevanda calda in una delle stradine del mercato, dalla “caserita” di fiducia di Armando. Grazie a questo momento ho potuto vedere quanto amore, impegno e dedizione ci vogliono per mandare avanti una struttura con così tanti bimbi, ragazzi e mamme che hanno bisogno di aiuto.

Un'esperienza di continuo movimento

Non è facile scrivere queste righe perché ci sarebbe così tanto da dire, eppure non sono passati neanche due mesi. Tra cambi programma dell’ultimo momento, blocchi stradali, il primo viaggio a Copacabana e i simpatici disturbi allo stomaco, è tutto un'avventura. Credo che la capacità di adattarsi al cambiamento sarà la lezione più grande che porterò a casa con me da quest’anno in Sud America.
Lascio una frase molto bella scritta dall’hermano Micheal, un ragazzo della comunità terapeutica, che riflette i passi quotidiani di questo servizio civile: «Oggi, mi adatterò a quel che dovrò fare, e mi concentrerò nel solo obbiettivo di oggi, non aspetterò che le cose si adattino a me. Prenderò io l’iniziativa».
La Paz è viva, colorata, incoerente, inquinata, affascinante, ti dà energia e poi te la toglie. Ed è proprio nella sua incoerenza che ai miei occhi, pian piano, sta diventando bellissima.

 
Nicoletta Dessì, 27 anni, diplomata in lingue, è in formazione per diventare Guida Ambientale Escursionistica. Originaria di Guspini, un paesino del Sud Sardegna, ha scelto di fare Servizio Civile perché sentiva il bisogno di aprire gli occhi conoscendo nuovi colori del mondo, porgendo una mano all’altro e al contempo a se stessa

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