Nell'era frenetica in cui viviamo, spesso ci troviamo travolti da una moltitudine di cose che riempiono la nostra vita senza apportare vera gioia e soddisfazione. C’è un testo che esorta, attraverso un linguaggio moderno e pratico, a fare spazio, a liberarsi dal superfluo, concentrandosi su ciò che conta veramente. Mariagrazia Balducchi, scrittrice, giovane donna, moglie e madre di due figli, pur non usando direttamente il termine sobrietà, ci invita a “fare spazio” per raggiungere la felicità attraverso una sfida che abbraccia sia la dimensione materiale che spirituale della nostra esistenza. Nel suo libro “Fai spazio alla felicità”, nato durante le notti bergamasche del lockdown, notti fatte di sirene e di silenzio assordante, Mariagrazia parla di produttività sostenibile e di equilibrio, con un evidente riferimento alla pratica della sobrietà, ci invita a fare una selezione attenta e consapevole delle possessioni, eliminando ciò che è inutile e facendo spazio per ciò che nutre lo Spirito. Da qui il concetto di fare spazio alla felicità: alle cose che sono veramente importanti, alla relazione e alla spiritualità.
In un mondo dove la performance è tutto, “Fai spazio alla felicità” invita a ritrovare spazio di qualità nella sfera relazionale e spirituale. Il vero scopo di Mariagrazia Balducchi è stimolare per capire il senso ultimo del vivere una vita autentica, piena, allontanando ciò che è superficiale e che ingombra i pensieri in modo indegno.
Approfondiamo con l’autrice alcuni punti chiave del libro che, partendo da un discorso legato all’organizzazione degli spazi domestici, si allarga e diventa un’ispirazione anche per altri contesti e scelte di vita.
«Il concetto del "fare spazio" non riguarda solo l'aspetto materiale e fisico, ma può estendersi anche alla sfera spirituale. L’obiettivo di liberarsi dagli oggetti e dalle convinzioni che non servono, porta a "fare spazio", sgomberando la mente da sovraccarichi e distrazioni. Il desiderio di possedere molto e di accumulare eccessivamente può creare un ambiente caotico e un senso di insoddisfazione personale. Quando siamo circondati da troppi oggetti ed informazioni, l’attenzione si disperde e diventa difficile concentrarsi sulle cose che veramente contano. La sfida del "fare spazio" implica il riconoscimento che possedere troppo può significare, in realtà, non possedere nulla di significativo. Vivere sobriamente ci permette di focalizzare l’attenzione su ciò che è veramente importante nella vita. Questo processo richiede uno spazio interiore libero da sovraffollamenti e distrazioni, in cui diventa possibile esplorare e coltivare la spiritualità, i valori e la relazione con Dio e con il mondo.»
«Si possono adottare diverse strategie per fare spazio alla spiritualità e liberarsi dal legame eccessivo con gli oggetti. Una di queste è la pratica del distacco materiale: essere disposti a lasciar andare gli oggetti che non sono necessari al fine di creare spazio sia fisico che mentale anche per la sfera spirituale. Inoltre, ciò promuove una maggiore generosità e compassione verso gli altri, dando priorità ai legami umani e alla condivisione delle risorse. Un’altra strategia consiste nella minimizzazione degli acquisti: riconsiderare le abitudini di consumo e ridurre gli acquisti impulsivi. Infine, è importante coltivare la gratitudine: essere grati per ciò che si ha già nella vita, concentrandosi sugli aspetti positivi e apprezzando i doni ricevuti. Questa consapevolezza aiuta a ridurre il desiderio di possedere sempre di più, a riconoscere la “ricchezza” che già si detiene, a raggiungere una profonda connessione con se stessi e con il mondo, ricercando il significato autentico dell’esistenza».