Alla vigilia della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, l'incontro confidenziale del Pontefice con le sopravvissute, i giovani e i delegati delle organizzazioni impegnate al loro fianco. La Comunità di don Benzi ha portato al Papa una sopravvissuta e l'impegno di don Oreste Benzi in un libro.
«Ci ha guardato dritto negli occhi parlandoci con naturalezza e affetto come un nonno fa coi suoi nipoti. Non avrei mai pensato che potesse avere tempo per noi! Davvero gli stanno a cuore tutte le vittime di tratta». Sono commosse le tre giovani donne che il 7 febbraio, alla vigilia della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, si sono trovate in un fuori programma davanti al Papa, intorno alla sua scrivania con i giovani rappresentanti di ogni continente giunti a Roma per una settimana di formazione, preghiera, testimonianze, flashmob nelle piazze e performance artistiche, insieme alle organizzazioni partner della rete ecclesiale antitratta Talitha kum. Una colombiana, una keniota e una rumena. Tutte e tre sfruttate fin da adolescenti, chi costretta a prostituirsi, chi vittima di accattonaggio, chi sopravvissuta ad un matrimonio forzato. Sono loro le protagoniste di questo incontro faccia a faccia col Pontefice. Tutte e tre rappresentano organizzazioni che salvano ogni anno decine di vittime: il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) e la Comunità Papa Giovanni XXIII in Italia, la Rebirth of a queen in Kenia.
Hanno lanciato un grido di aiuto comune: «Ci aiuti a liberare le vittime, soprattutto le bambine, come è capitato a noi!».
Papa Francesco ci ha accolto a casa Santa Marta per via di una bronchite che sta curando in questi giorni. E da subito si è scusato col nostro gruppo perché malato, faticava a parlare. Ma non è mancato il suo entusiasmo nel cercare insieme un modo per fermare la tratta, suo “chiodo fisso” dal 2015, da quando istituì l’8 febbraio la Giornata di preghiera nella memoria di S. Bakhita, protettrice delle vittime, affidando questo impegno alla rete mondiale di religiosi e religiose, laici impegnati nelle organizzazioni internazionali, e soprattutto ai giovani.
Mettete al centro le vittime e i sopravvissuti, ascoltando le loro storie, prendendovi cura delle loro ferite e amplificando la loro voce. Questo significa essere ambasciatori di speranza.
Papa Francesco
L’invito del Papa: “amplificate la voce delle sopravvissute!”
Nel suo discorso per l’udienza alla rete Talitha Kum si è fermato spesso e ha parlato a braccio, come un prete di strada attorniato dai suoi ragazzi «Come facciamo a fermare la tratta? – ci ha chiesto. E questo commercio dei corpi, lo sfruttamento sessuale, anche di bambini e bambine?». E ha iniziato a dare alcuni consigli, raccontando di un gruppo che va in strada di notte e si ferma a parlare con le donne sui marciapiedi. «Se una decide di scappare – ha spiegato - la portano via di notte, in un’altra città lontana perché così gli sfruttatori non la trovano mai più». Ha spiegato poi di una prostituta olandese arrestata perché si diceva che fosse immischiata con una banda di trafficanti. Era innocente, povera donna. Quando l’hanno rilasciata non aveva da mangiare e noi l’abbiamo aiutata. Io le dissi: ma perché non torni nella tua patria? E lei mi rispose che non aveva il passaporto e temeva di chiederlo. “Se vado alla polizia, loro sono i primi ad abusare di me».
Le parole del Santo Padre mi han fatto venire in mente subito le volte in cui tanti di noi del servizio antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII in diverse occasioni sono al fianco delle vittime, nel mezzo, tra le vittime e i clienti di notte in strada, e spesso anche nei luoghi istituzionali, nelle ambasciate, nelle questure per mediare, per sostenere le giovani donne, le persone transessuali stigmatizzate perché prostitute. Quasi ci sembra a volte una battaglia contro i mulini a vento. Ma il Papa ha continuato: «Non cadete nella tentazione di pensare che certi fenomeni non possano essere debellati». E ha incoraggiato tutti noi, con una confidenzialità che disarma, ad impegnarci con speranza e a continuare ad unire le forze.
Per fermare la tratta, camminate con i giovani
Accanto a noi, suor Abby Avellino coordinatrice della rete ecclesiale contro la tratta e suor Adina Bălan referente di Talitha kum per l’Europa. Era con noi anche il Gen verde, il gruppo musicale internazionale che il giorno prima in un evento di sensibilizzazione con artisti di tutto il mondo ha espresso in musica la cura dell’essere umano e della sua dignità. Tra gli artisti anche Daniela Russo Krauss, giovane danzaterapeuta della Comunità Papa Giovanni XXIII che alla fine dell'incontro mi ha confidato di essere stata impressionata dalla semplicità con cui Papa Francesco ha creato davvero un clima accogliente, un ambiente familiare in cui ascoltare la sua esperienza e imparare dalla sua saggezza, dal suo amore paterno. E porterà a casa con sé queste parole: «Solo sollevando lo sguardo a Cristo, nostra speranza, possiamo trovare la forza di un rinnovato impegno che non si lascia vincere dalla dimensione dei problemi e dei drammi, ma nel buio si adopera per accendere fiammelle di luce, che unite possono rischiarare la notte». Sono proprio i giovani accanto a noi, queste “fiammelle di luce” a Roma, dall’Australia fino al Nepal. Tra noi anche Jacqueline Khonde, una giovane di origini congolesi, rappresentante della Comunità di don Benzi, impegnata contro la tratta a Malmö in Svezia. «Papa Francesco è una voce forte per la dignità dei migranti – mi ha rivelato piena di entusiasmo dopo l’udienza - comprese le vittime della tratta: ispira cambiamento e offre speranza a chi si sente dimenticato. Ci ha ricordato che noi giovani abbiamo un ruolo fondamentale perché utilizzando i social media possiamo sensibilizzare e sostenere le vittime. Per me è molto importante anche la dimensione della fede, nella guarigione di chi è oppresso. Entrambi i miei genitori sono fuggiti dalla Repubblica Democratica del Congo a causa della guerra, e sono cresciuta ascoltando le loro storie, storie di perdita, di fede e di sopravvivenza. Questo ha profondamente segnato la mia prospettiva di vita nel mio approccio nell'aiuto agli altri. La guerra non distrugge solo gli edifici; distrugge le vite. Ma ho anche visto come le persone possano guarire, come possano ricostruire la propria esistenza, e come la speranza possa emergere anche dalle esperienze più terribili! Sostenere le vittime di tratta è per me un modo per onorare la storia della mia famiglia e aiutarle a credere in un futuro libero da ogni forma di oppressione, come mi hanno aiutato a credere i miei genitori».
Papa Francesco riceve in regalo il libro di don Oreste Benzi "Aforismi, aneddoti e provocazioni"
Foto di Vatican Media
Un regalo per Papa Francesco, gli scritti “ribelli” di don Oreste Benzi
Alla fine dell’udienza, il tempo delle strette di mano e dello scambio di doni. A tutti il Papa ha consegnato un rosario. Maria, madre di tutte le madri resta infatti l’esempio femminile a cui il Papa invita tutte noi donne ad ispirarci. Ognuno dei presenti aveva con sé un dono per il Papa, un segno che ricordasse l’impegno contro lo sfruttamento degli esseri umani.
Anche io allora mi sono avvicinata per consegnare un regalo da parte della nostra organizzazione, l’ultimo libro che raccoglie gli scritti del fondatore don Oreste Benzi, “Aforismi, aneddoti e provocazioni” ricco pensieri spirituali ma anche raccomandazioni a ribellarsi all’ingiustizia a suo avviso più grave, lo sfruttamento sessuale di donne e bambini usati come merce. Il Pontefice lo ha riconosciuto subito quel volto pieno di speranza e sorridente e lo ha indicato ai presenti «questo è un grande, eh. Un esempio da seguire». Mentre sfogliava quel libro e leggeva la dedica di una giovane che per le violenze subìte ha chiesto aiuto per poter ritrovare un motivo per vivere e non farla finita, ho spiegato che insieme alla nostra delegazione in quel momento portavamo a lui tutte le ragazze e i ragazzi che accogliamo, tutte le persone sfruttate che incontriamo «specialmente porto il saluto di quelle che hanno ferite mentali che richiedono lungo tempo per guarire». A quel punto, il Papa mi ha guardato e ha ripetuto «Non mollate! Continuate l’opera di don Benzi. Il Papa vi è vicino!».