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Farsi sempre interrogare dai poveri che si incontrano, non lavarsene le mani, chiedendo a Dio l'aiuto per superare quello che ci divide. Dagli scritti di Don Oreste Benzi
Quello che mi fa più soffrire è il ricordo di quando rientravo a casa tardi la sera e trovavo Ante lì sotto, davanti alla mia porta, sdraiato per terra. È un ricordo stampato nel cuore: lo prendevo sotto braccio e lo portavo dentro, in parrocchia. È lui che mi ha fatto capire che ci voleva una casa di pronta accoglienza. Ve lo dico con semplicità: perché lo portavo via e non lo lasciavo dormire fuori?
Come potevo dormire tranquillo lasciando lui fuori?
Adesso, riflettendo, capisco che lui per me era un rimprovero troppo grosso: come potevo io dormire tranquillo di sopra, nel mio letto? Ma non era tanto la soluzione in sé e per sé che mi faceva interrogare, era questo fatto: che lui sentisse se era nel mio cuore e io ero nel suo cuore. Quante volte negli anni della mia vita ho pensato alla parola di Caino, quando il Signore lo chiama e gli dice: «Dov’è tuo fratello?». E lui risponde: «Sono forse io il custode di mio fratello?». L’aveva appena ucciso ma non poteva ammetterlo, doveva cancellarlo, rimuoverlo, dire: «Non lo conosco, no so niente». Era uno che dava fastidio, quindi non doveva esistere. Da qui la giustificazione: non sono io colpevole, è lui che mi dava fastidio. È questo il dramma, l’impossibilità di capire, cioè l’indurimento del cuore. Spezzare il cuore di pietra...
Stare sempre accanto al povero
Io non mi sento a posto di fronte i poveri, non credo di avere le mani pulite, però nemmeno mi dispero, neanche lontanamente. Credo che la salvezza sia in quello che il Signore ci ha fatto capire: “Sa stare del tutto con il povero, chi sa stare del tutto con il Signore”. È la comprensione di Dio che ci salva, è la compenetrazione nel cuore di Dio perché Dio ha il cuore, è amore, tre persone in uno; l’amore e il cuore tiene unite le tre persone! Entrare nel cuore di Dio e lasciarsi compenetrare da Lui e poi lasciarsi amare. Dio è fatto così, tocca prenderlo così com’è. Chi sei tu che lo vai a giudicare? Allora la via diventa luminosa e vai di luce in luce. “Alla Tua luce, Signore, vedremo al luce” (Sal 35,10). Nella mia vita ho visto che il rischio che ho sempre corso è stato quello di adattarmi e nell’adattamento creare zone di sicurezza e di difesa da cui partire per fare qualcosa per gli altri. Ma la soluzione è un’altra, è entrare nel cuore di Dio per cui allora non c’è più nessun territorio riservato; lì c’è la somma libertà dell’amore a Dio ed è la pace.