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20 Dicembre 2024
Ultima modifica: 20 Dicembre 2024 ore 09:43

Sri Lanka. Le sfide del nuovo presidente

Crisi economica, sfruttamento lavorativo, divario sociale sono tra le sfide del presidente raccontate dalla voce dei missionari impegnati nella diocesi di Ratnapura
Sri Lanka. Le sfide del nuovo presidente
Foto di Archivio Apg23
In Sri Lanka si sta avviando un processo di cambiamento politico per uscire dalla crisi economica. Una possibile svolta per i ceti più ai margini. Ma occorre affrontare anche problemi sociali all'ordine del giorno: lo sfruttamento lavorativo delle donne e l'alcolismo diffuso. Anche tra le minoranze tamil.
Anura Kumara Dissanayake è il nuovo presidente nel Paese asiatico che 2 anni fa vide la popolazione in rivolta contro il predecessore. E dallo scorso 14 novembre è stato istituito anche un nuovo Parlamento. Dissanayake, 56 anni, noto come il “presidente marxista”, è riuscito a far carriera partendo dal basso, dalla famiglia povera in cui è nato fino all’attuale carica. Ha trovato consenso tra i giovani e tra le classi medie e il ceto più basso. Elezioni avvenute in modo pacifico e trasparente a detta del Pontificio Opere Missionarie, all’agenzia Fides nelle scorse settimane. La prima urgenza è la ripresa dell’economia a partire dal rilancio del turismo, dalla lotta alla corruzione, dall'abbassamento delle tasse per le fasce più povere.
Il predecessore, Ranil Wickremesinghe, infatti aveva aumentato le imposte sul reddito e le tariffe dell’energia elettrica, misure necessarie per ottenere il prestito del Fondo monetario internazionale ed evitare la bancarotta, visto il debito del Paese che ammonta a 92 miliardi di dollari. Il costo della vita negli ultimi anni è dunque aumentato mentre i salari sono rimasti gli stessi. Almeno il 25% dei 22 milioni di abitanti del paese vive sotto la soglia di povertà. E poi resta una ferita aperta nelle famiglie tamil, la minoranza etnica al centro di un conflitto durato 25 anni che causò migliaia di vittime. I più giovani ne pagano le conseguenze.

Giovanna Fattori, missionaria della Comunità Papa Giovanni XXIII presente in Sri Lanka dal 2005, spiega come le sfide in Sri Lanka siano su più fronti. «Molti dei nostri ragazzi sono di etnia tamil – racconta la missionaria che vive a Ratnapura, a 100 km dalla capitale Colombo. Abbiamo a che fare tutti i giorni con madri abbandonate dai loro partner e inoltre davanti al nostro centro vediamo di frequente bottiglie di alcol rotte, uomini ubriachi». Una fotografia delle conseguenze a livello sociale della crisi economica e della pandemia.
Ma il nuovo presidente sembra avere le carte giuste per affrontarle. «La gente è fiduciosa del nuovo parlamento e del nuovo presidente. La novità sembra infatti proprio quella di ascoltare la popolazione. Ma sono soprattutto le classi medie e il ceto basso ad avere tante aspettative su questo giovane presidente e a ben sperare che la crisi economica si allenti». Urgente alleggerire le tasse, secondo quanto condivide quotidianamente la gente del posto, distribuendole in modo equo, ridurre il numero dei parlamentari e dei ministri con tagli importanti nella spesa pubblica.

Madri sfruttate nelle fabbriche del tè 

Chi collabora in stretta collaborazione con la Chiesa locale racconta di un fenomeno diffuso nelle famiglie: le madri sole. «Molte donne sono madri sole, cercano lavori provvisori per sopravvivere a giornata. Spesso i loro mariti le hanno abbandonate specie quando hanno un figlio con disabilità». L’impegno principale della Comunità di don Benzi in Sri Lanka è infatti il sostegno di ragazzi con disabilità coinvolti in un centro diurno e la scolarizzazione dei bimbi garantendo l’istruzione gratuita. 
Il futuro del paese sta nella formazione dei suoi bambini e dei suoi giovani: è fondamentale imparare un mestiere.
Giovanna Fattori
 

Quanto alle madri, sono per lo più impegnate nelle piantagioni di tè. Lo Sri Lanka è infatti al quarto posto nel mondo per produzione, dopo Cina, India e Kenya. A lavorare nelle fabbriche del tè sono soprattutto le donne, sfruttate: rappresentano gran parte della forza lavoro del settore, circa il 60%, ma anche la più fragile. Per la maggior parte di etnia tamil, sottoposte a turni di lavoro lunghissimi anche nel settore tessile, con un guadagno che equivale a meno di tre dollari ogni giorno lavorativo, sono di frequente costrette a chiedere dei prestiti a veri e propri usurai.

L’alcolismo che divide le famiglie

Tra le sfide c'è anche un’altra grande piaga: «l’alcolismo che va a compromettere il cammino di una famiglia e concorre alla sua disgregazione, alla divisione e all’impoverimento». Nel paese si contano ogni anno 20mila decessi per abuso di alcol e patologie derivate. Per far fronte a questo dramma, nella Giornata mondiale della temperanza, lo scorso ottobre il neoeletto presidente Dissanayake ha sostenuto una settimana di sensibilizzazione sul tema dell’alcol e i problemi sociali causati dalla dipendenza.
Collegata all'abuso dell'alcol - racconta Giovanna Fattori - c'è anche il rifiuto della disabilità che è frequente nelle famiglie. Spesso non viene accettata dai genitori e viene vissuta come effetto di qualche sbaglio fatto nel passato, che richiede uno scotto da pagare. Per questa ragione «questi bambini disabili crescono in famiglia senza stimoli. Anzi, la loro condizione può peggiorare se non è curata e accompagnata da terapie. Quando le famiglie cercano aiuto, noi cerchiamo di darlo accogliendo i figli nel centro diurno e dando loro uno spazio di vita e di condivisione».
Dall’attenzione per le persone più emarginate dipende una nuova pagina di storia dello Sri Lanka.