Erano in 250 alla presentazione di Vivo per miracolo. «E allora la spiaggia, l'alba, la musica e le parole hanno trovato una giusta armonia. Che bello sentire solo il rumore del mare e il silenzio di chi ascoltava».
«Volevo catturare quei pochi istanti in cui i raggi del sole spazzano via le tenebre. Ero totalmente affascinato dai colori, così intensi e vibranti, e dall’unicità di ogni alba. Ogni mattina diversa, ogni mattina sorprendente. Come la vita, no? La sua bellezza mi aiutava a non dimenticare il dono grande che è la vita, un dono che merita sempre di essere vissuto appieno». (tratto da Vivo per miracolo, Sempre editore)
Cosa c’è di più emozionate per uno che si definisce “un cacciatore di albe” presentare il proprio libro all’alba?
È quello che ha fatto Stefano Vitali, l’autore di Vivo per miracolo che, dopo alcuni appuntamenti streaming durante il periodo del lockdown, ha iniziato a presentare il suo libro incontrando le persone, assaporandone i volti, le espressioni e come location di partenza ha scelto proprio la sua amata Rimini e la sua amata alba.
«Quando ho pensato alla presentazione del libro nella mia Rimini – racconta Vitali – mi è venuta subito in mente l'alba. I miei amici, quelli che seguono i miei viaggi, sanno quanto sia per me importante quel momento della giornata. Rappresenta un nuovo inizio, mai uguale, che ogni giorno ti regala una bellezza diversa. E allora la spiaggia, l'alba, la musica e le parole hanno trovato una giusta armonia. Che bello sentire solo il rumore del mare e il silenzio di chi ascoltava».
Il Miracolo di Stefano Vitali, per intercessione di Sandra Sabattini
Dopotutto sentire la storia di un miracolo o presunto tale per i più scettici, raccontata dal protagonista, vale lo sforzo della levataccia, anche solo per la curiosità. All’appuntamento delle 5,30 del 26 luglio al Bagno 62 si sono presentati in 250.
«Molte delle 250 persone presenti non aveva mai visto un'alba così bella!! Il ricordo di quel giorno rimarrà sempre con me! -- dice con gratituine Stefano. E vedendo gli occhi degli amici presenti penso che rimarrà anche con loro».
Raccontare la propria guarigione da un tumore, che papa Papa Francesco ha riconosciuto come miracolo per intercessione della giovane riminese Sandra Sabattini morta all’età di 22 anni, è complicato.
Ma la storia che Stefano presenta è vera, e la sua guarigione è scientificamente inspiegabile, lo dimostrano i documenti. È una storia di straordinaria umanità in cui Stefano, padre di casa famiglia, ed ex personaggio politico in vista a Rimini di cui è stato presidente della provincia, con grande umiltà ma anche con grande determinazione si mette a nudo senza indossare l’aureola. È la storia di una guarigione fisica ma soprattutto di rinascita, di cambiamento, di restituzione e prospettive.
Il 26 luglio, data della presentazione, non è stato scelto a caso. «Oggi è un po' il mio compleanno visto che il 26 luglio del 2007 sono stato operato e lo stesso giorno i medici avevano sentenziato che avrei avuto solo pochi mesi di vita!» – scrive su Facebook dello stesso giorno.
In fondo voleva farsi un regalo. «In realtà il regalo me lo hanno fatto i 250 amici che sono venuti a festeggiare con me questa ricorrenza!! Mi avete fatto il regalo più grande e mi avete reso davvero felice. Anche l'alba oggi mi ha fatto un regalo donandoci colori stupendi!! Bello, tutto bello davvero!!!»
Su facebook i “grazie” e le testimonianze di chi c’era quel giorno si sono sprecate. «Svegliarsi prima dell’alba, con gli Amici Speciali non ha prezzo».
C’è chi come Barbara ringrazia Stefano per aver condiviso questa parte importante della sua vita con la comunità riminese.
«Oltre alla Grazia della guarigione hai avuto un altro grande miracolo, quello del cambiamento tuo come persona e di vivere tutto ciò che ti sta attorno.
Mi porto nel cuore tutta la bellezza e lo stupore di questa alba, di questo nuovo giorno».
Racconto, musica e alba e perché no, anche un po’ di cibo sono stati un mix davvero speciale.
Per Patrizia è stata «Una gran bella esperienza ed occasione all'alba sul mare. Grazie a questa presentazione e testimonianza di vita vera accompagnata da bella musica e bomboloni con caffè».
«Cantare all’alba, hanno scritto quelli del Coro Carla Amor – per una testimonianza su cui riflettere, migliora la giornata e dona un pizzico di felicità! Grazie
«Il Miracolo è un punto di partenza e non un punto di arrivo – ha scritto Domenica. Da adesso il tempo donato va vissuto con una consapevolezza differente».
Nuovi appuntamenti per Stefano
Adesso per Stefano comincia un periodo di presentazioni. «Vicenza, Faenza, Canazei, San Marino e ancora Rimini. E sono convinto che sarà solo l'inizio. Quello che ti lasciano le persone dopo quel tipo di incontri è per me impagabile. Cercherò di rispondere sempre di sì a chi mi chiamerà!».
Dire di sì è una delle cose che l’autore ha imparato da Sandra Sabattini che presto verrà proclamata beata.
«Siamo fortunati: ogni attimo merita di essere vissuto e se si dovesse morire varrebbe la pena di perdere la vita» scriveva nel 1983 questa ragazza un anno prima della sua morte nel suo diario testamento Il diario di Sandra.
Stefano è consapevole che il suo tempo è limitato e allora sottolinea: «Mi è richiesto di fare qualcosa di illimitato. Non c’è più tempo da perdere e quindi il tempo è pieno di significato nuovo. E non lo vivo così perché sono il più bravo, ma perché è cambiato qualcosa in me, per sempre, e non posso più aspettare!».
Il libro Vivo per miracolo è uscito in aprile durante il lockdown
È arrivata in libreria la vera storia del miracolo che porterà agli onori degli altari Sandra Sabattini, la ragazza riminese, discepola spirituale di don Oreste Benzi, morta all’età di 22 anni, travolta da un'auto mentre si recava con il fidanzato e un amico ad un incontro della Comunità Papa Giovanni XXIII di cui faceva parte.
A raccontare la storia è il “miracolato” stesso, Stefano Vitali, nel libro Vivo per miracolo. Così Sandra Sabattini mi ha guarito, (Sempre Editore)disponibile anche in formato ebook nelle principali piattaforme on line.
Il libro è stato presentato in diretta streaming martedì 5 maggio 2020 in un dialogo tra l'autore, il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi e il responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII Giovanni Paolo Ramonda.
Chi è Stefano Vitali?
È il 2007 e Stefano Vitali è in piena carriera politica (era assessore al Comune di Rimini e diventerà poi presidente della provincia) quando scopre di avere un tumore che non lascia scampo. Ha una famiglia numerosa, anzi per la precisione una «casa famiglia».
Sia lui che la moglie Lolli, infatti, hanno accolto la proposta di don Oreste Benzi di condividere la vita con gli ultimi, aprendo la loro famiglia non solo ai loro figli naturali, ma anche a chi una famiglia non ce l’ha.
Stefano dal 1994 al 1999 era stato il primo segretario personale di don Benzi che gli aveva veramente cambiato la vita e che sarà al suo fianco nella malattia.
La malattia
Il libro è la storia di una guarigione che interviene quando tutto sembra perduto. Vitali nel suo racconto ci inoltra nei pensieri più profondi di chi sente scadere il tempo a sua disposizione su questa terra: “Game over”. «Perché proprio a me?», si interroga.
E coinvolge il lettore nel duro viaggio attraverso la malattia, il vedersi nudi e deboli, la sofferenza, lo sguardo dei compagni di terapia: «Sembravano gli occhi di persone che avevano la coscienza di non avere un futuro davanti», scrive.
Il miracolo e la guarigione
Poi succede l’impossibile e Stefano diventa il protagonista di un fatto scientificamente inspiegabile, come attesta la documentazione medica. Stefano scopre che la sua guarigione è avvenuta grazie all’intercessione di Sandra Sabattini, che la Chiesa proclamerà beata proprio in virtù di questa guarigione. Non è stato il miracolato a chiedere a Sandra la guarigione, lui neppure la conosceva. L’iniziativa fu di don Oreste Benzi che invitò la famiglia di Stefano e tutta la Comunità Papa Giovanni XXIII ad unirsi in questa preghiera. Papa Francesco con un Decreto del 2 ottobre 2019, ha riconosciuto ufficialmente l’autenticità del miracolo. La beatificazione di Sandra Sabattini era stata fissata per il 14 giugno a Rimini, ma l’evento è stato rimandato a causa dell’emergenza Coronavirus.
Il 2 maggio si è celebrato il 36° anniversario della morte di Sandra, a cui la vita di Stefano è ormai legata. Oggi Stefano ha una nuova missione da compiere: seguire i progetti missionari in giro per il mondo di Condivisione fra i popoli, la ONG della Comunità Papa Giovanni XXIII. Per questo ha deciso di destinare i proventi dai diritti d’autore a sostegno di questo progetto.
Stefano Vitali spiega perché ha deciso di raccontare adesso il miracolo che gli è capitato
«Ho deciso di raccontarmi in un libro - scrivi su Facebook - non perché sono il più bravo ma perché non posso farne a meno». In che senso?
«Spero che la mia storia possa essere di aiuto, soprattutto alle persone che si trovano nei day hospital per le cure da malattie gravi come ho avuto io. In quel mondo quasi sempre di disperazione, c’è bisogno di una voce che ti aiuti. Quando prego per qualcuno che sta male, la prima cosa che chiedo è la pace per quella persona, perché senza la pace interiore e la forza per affrontare quel momento, penso che sia impossibile guarire. Il modo in cui affronti la malattia è fondamentale per la cura.»
Non si tratta solo di una guarigione fisica ma anche spirituale.
«Per raccontare una storia bisogna raccontare la vera storia. La vita di un sopravvissuto prima, miracolato adesso non è una vita semplice. Si porta dietro tante ferite, tante domande. Il miracolo avviene nel corpo ma la guarigione avviene nello spirito e te la costruisci tu. Nel Vangelo non c’è la storia dei miracolati. Come ha vissuto Lazzaro dopo? Come è cambiata la sua vita? Cosa ha restituito del tempo che gli è stato concesso? Gesù guarisce 10 lebbrosi ma solo uno torna indietro a ringraziarlo. Quello che succede dopo non è scontato. Sta a te…»
Tu cosa hai fatto?
«Ho incontrato troppe persone che sono morte, tra cui ragazzi giovani. Il senso di colpa nell’essere rimasti vivi può diventare insopportabile se non si vive quello che ti è stato dato come un dono, cercando di restituirlo. Nel momento in cui riconosci questa cosa, la tua vita cambia per forza e il tempo lo vivi in maniera diversa. Una cosa che non posso più dire è proprio: “Guarda, non ho tempo”. L’ho imparato da Don Benzi e dalla stessa Sandra, che aveva una vita piena di sì.»
Sandra l’hai conosciuta?
«Non di persona ma attraverso l’affetto e l’entusiasmo che don Oreste provava per lei. Affettivamente mi sono legato a Sandra per la sua vita, e l’ho scoperta in questi ultimi anni. È una scoperta che sta crescendo.»
Cosa hai capito?
«Sandra rappresenta la scelta radicale e profonda di vita. La scelta del “non si sta in piedi se non si sta in ginocchio” come diceva don Oreste. Il miracolo della nostra vita è dire sempre sì, senza il nostro tornaconto personale. Sandra è un dono per la Chiesa. È la dimostrazione che se ognuno vive in maniera radicale la vocazione che il Signore ha pensato per lui, il mondo cambia davvero».
Chi sei oggi? Un sopravvissuto o un miracolato?
«Sono una persona che negli ultimi dodici anni ha vissuto un profondo travaglio. Il mio chirurgo dice che sono un sopravvissuto. In realtà sono entrambe le cose. Se mi è successo qualcosa di grande, significa che dovevo fare qualcosa di grande. La serenità sta nell’aver capito con l’insegnamento di Sandra, che in fondo sono chiamato a dire sì a quello che la vita mi mette di fronte. Ed è proprio attraverso quel sì che il Signore mi farà capire cosa vuole da me.»
La presentazione del tuo libro è di mons. Francesco Lambiasi, Vescovo della tua diocesi. Sembra che ti conosca bene.
«È una figura importante nella mia vita spirituale che si è affiancata a quella di don Oreste. Lui mi ha detto di fare come i servi delle nozze di Cana che alle parole di Maria: “Fate quello che vi dirà”», riferendosi a suo figlio che ordinava di riempire le giare di acqua, si sono fidati. I servi avrebbero rischiato il linciaggio se non avessero servito vino. Vivendo la vita in questo modo ho dato un significato maggiore anche a questi anni in più che mi sono stati dati da vivere.»
Se dovessi rappresentare il dono e la grazia che hai avuto, che colore sceglieresti?
«Mi piace il colore che il cielo ha proprio qualche minuto prima dell’alba. Quell’arancione nelle sue gradazioni con mille sfumature. Se penso ad un colore penso a quel colore forte, vivo.
Per questo vai a trovare le albe definendoti un “cacciatore di albe”?
«È il mio spazio, ho bisogno di pensare.»
Cosa vuoi lasciare alle persone che ti incontreranno nel tuo libro?
«Semplicemente un sorriso, un modo di vivere il tempo. Noi non sappiamo quanto tempo abbiamo a disposizione, ma c’è qualcuno che lo sa più di altri. Il tempo merita di essere vissuto in maniera positiva. “Tutto è grazia” diceva don Benzi. Bisogna solo cercare di capire perché.»