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15 Febbraio 2025

Summit AI di Parigi: l'economia dell'intelligenza artificiale

Il CEO di Google nega il rischio di perdite di lavoro, ma i dati rivelano altro.
Summit AI di Parigi: l'economia dell'intelligenza artificiale
Nuovi investimenti europei, divergenze con gli Stati Uniti e Regno Unito, sostenibilità del mercato. Durante l'Action AI Summit di Parigi, nei dibattiti riguardanti il mercato dell'intelligenza artificiale il futuro dei lavoratori è stato lasciato in secondo piano.
Esperti, rappresentanti istituzionali e CEO delle più grandi aziende di intelligenza artificiale. Con la co-presentazione di Francia e India, l’AI Action Summit di Parigi, 10 e 11 febbraio, ha riunito molte figure di spicco e ha fatto emergere nuove speranze e preoccupazioni, mettendo in luce le divergenze internazionali sul mercato dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo era quello di definire linee guida sulla governance del mercato dell’AI, dell’interesse pubblico e della sostenibilità di tale mercato.
L’Italia è uno dei 61 Paesi che hanno firmato la dichiarazione finale del Summit di Parigi. Dalle dichiarazioni del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, rappresentante per il governo italiano al Summit, sembra esserci la volontà di istituire normative in linea con gli altri Stati europei. Urso si dichiara fiducioso sulle iniziative promosse nei giorni di incontri. Tuttavia l’assenza del Primo Ministro Meloni ha generato dubbi nelle opposizioni riguardo le posizioni della Premier sul tema, che in passato ha sempre dimostrato una forte vicinanza con Elon Musk.

Stati Uniti e Regno Unito non firmano

Nel frattempo, emerge il progetto del miliardario Elon Musk, che avrebbe intenzione di espandere i suoi investimenti su OpenAI, ovvero la famosa ChatGPT che registra oltre 100 milioni di utenti. A rasserenare molti partecipanti è la risposta di Sam Altman, CEO di OpenAI, che afferma un deciso “No grazie”.
Ma alla fine, USA e UK decidono di non firmare la dichiarazione, con il timore che i limiti normativi possano limitare il mercato e gli investimenti nazionali. “Potrebbe uccidere un’industria in forte espansione” afferma JD Vance, vicepresidente USA.

La nuova strategia Europea

L’Unione Europea vuole rimettersi al passo di Stati Uniti e Cina, così la presidente della Commissione EU Von der Leyen ha lanciato l’iniziativa InvestAi, per mobilitare 200 miliardi di euro in investimenti per lo sviluppo di intelligenza artificiale, si legge sul sito del governo francese. Inoltre è stato annunciato un fondo di 20 miliardi di euro per delle gigafactory destinate a sviluppare un’AI europea.  Secondo i sostenitori dell’iniziativa, questa strategia servirebbe a non centralizzare l’economia AI nelle mani di pochi Stati e privati e a garantire un accesso equo per tutti a tali piattaforme. La sostenibilità e l’accesso equo sono temi prioritari nel contesto di una tecnologia in sviluppo, ma molti esperti chiedono che vengano affrontati maggiormente anche altri rischi legati all’economia AI, come quelli legati al rapporto AI-uomo-lavoro, che durante questo Summit sono stati accantonati, si spera momentaneamente.

Il dilemma etico sull’economia AI: il Vaticano e “Antiqua et Nova”

l CEO Google Sundar Pichai durante il suo discorso afferma: “Non dobbiamo lasciare che la nostra inclinazione a restare ancorati al presente ostacoli il futuro”. Pichai ricorda la natura dualistica dell’AI, il cui lato oscuro comprende la produzione di deepfake pericolosi e richiede una rigida standardizzazione tra stati e aziende private. Dall’altro lato, il CEO sostiene che l’AI ha il potenziale di migliorare le vita delle persone e che non vi è alcun pericolo di estinzione dell’umanità o perdita di posti lavoro. Purtroppo però, queste perdite stanno già avvenendo: ad ottobre del 2024 infatti, la piattaforma Tik Tok aveva annunciato un taglio di 500 persone dal personale in Malesia, sostituendoli con l’impiego di AI. Un articolo di Repubblica stimava circa 40mila licenziamenti a favore di sistemi AI nei primi mesi del 2024 nelle grandi aziende tecnologiche. Quindi, la realtà è che la scelta di adottare intelligenze artificiali e diminuire il personale, a scapito della qualità del risultato, è ad oggi competenza delle singole aziende, lasciando incerto il futuro di milioni di persone.
Sull’argomento, è l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali, a portare una riflessione etica: «il valore e la dignità degli umani non sono legati solamente alla performance economica», sottolineando l’importanza della solidarietà per contrastare la competizione che governa il mondo di oggi. Nonostante la riflessione etica sia stata lasciata ai margini dei temi del Summit, il Vaticano ne ricorda l’importanza, attraverso le parole dell’arcivescovo Gallagher e attraverso il documento “Antiqua et Nova pubblicato il 28 gennaio, che attraversa le opportunità e le complicazioni del rapporto tra intelligenza artificiale e Uomo. Tra queste, anche l’aspetto economico.
Antiqua et Nova nomina, proprio come il CEO di Google, la natura ambivalente dell’AI, che ha il potenziale di migliorare le capacità lavorative e generare nuovi posti di lavoro; ma che dal lato opposto comporta dei rischi molto alti per la dignità del lavoratore. Specifica che con l’arrivo delle tecnologie AI nel lavoro, anziché supportare il lavoratore esse sembrano squalificarlo: «I lavoratori sono spesso costretti ad adattarsi alla velocità e alle richieste delle macchine, piuttosto che siano queste ultime a essere progettate per aiutare chi lavora». Così la qualità innovativa e creativa umana viene sacrificata, in favore della produttività quantitativa. Il documento si esprime anche sulla centralizzazione del mercato, ricordando che «Una prima reale criticità deriva dalla possibilità che, per via della concentrazione dell’offerta in poche aziende, siano queste sole a beneficiare del valore creato dall’IA piuttosto che le imprese in cui è utilizzata». Antiqua et Nova sottolinea come il mondo del lavoro connesso all’AI sia caduto in un paradigma tecnocratico: l’umanità asservita all’efficienza così profondatemene da tagliare il costo dell’umanità stessa. In riferimento a questo, riporta il documento, Papa Francesco si esprime denunciando «Non possiamo permettere a […] l’intelligenza artificiale di rinforzare un tale paradigma, ma anzi, dobbiamo fare dell’intelligenza artificiale un baluardo proprio contro la sua espansione».