Foto di Daniel Irungu
Invece di essere visti solo come vittime del riscaldamento globale, i leader africani vogliono cambiare la narrativa per portare finanziamenti nel continente e così lasciare che l'Africa stessa diventi la propria salvezza.
Ma gli attivisti chiedono che sia una reale rivoluzione verde e che le comunità locali africane traggano beneficio da questo.
Dal 4 al 6 settembre si è svolto il primo vertice africano sul clima (ACS, Africa Climate Summit): i leader di tutto il continente si sono riuniti a Nairobi per discutere la transizione verso l’energia pulita e per trovare una posizione unitaria dell’Africa sulla crisi climatica in vista della Cop28 di Dubai.
Negli stessi giorni (dal 4 all’8 settembre) si svolge, sempre a Nairobi, la Settimana africana per il clima (Africa Climate Week) dove i leader politici incontrano organizzazioni internazionali, attivisti della società civile e gli esponenti del mondo economico per discutere su come affrontare la crisi climatica in modo sostenibile.
La partecipazione è stata massiccia: sono più di 30mila i delegati riuniti a Nairobi e tra loro ci sono 25 capi di Stato. Sono presenti anche molti attivisti: ci sono circa 500 organizzazioni della società civile che chiedono con forza che si inneschi una reale rivoluzione verde e che le comunità locali africane traggano beneficio da ciò che verrà deciso.
Lunedì 4 settembre, aprendo l'ACS, il presidente del Kenya, William Ruto, ha dichiarato: «Celebro con orgoglio il coraggio e l'immaginazione con cui il popolo africano e i suoi leader hanno confluito con straordinaria attenzione e impegno sull'agenda sul clima. Non come una preoccupazione aggiuntiva o periferica per le politiche pubbliche, ma come la priorità principale e l’intervento determinante nel nostro viaggio collettivo verso la prosperità condivisa. Abbiamo un’opportunità senza precedenti di abbandonare il percorso ben battuto ma insostenibile del passato e di tracciare un nuovo percorso che allinei l’inclusione economica e la prosperità condivisa con gli imperativi degli impegni climatici - ha affermato-. I bassi tassi di emissioni di gas serra dell'Africa non devono relegarci ai margini e alle note a piè di pagina dell'agenda globale sul clima; l’Africa deve farsi avanti come pietra angolare per soluzioni climatiche pratiche».
«Gli africani non sono le vittime del cambiamento climatico ma la risorsa per affrontarlo»
Il continente africano è uno dei più colpiti dagli effetti e dall’impatto del cambiamento climatico, nonostante contribuisca solo per il 4% alle emissioni di CO2 globali. Finora però il continente africano ha ricevuto solo il 12% dei finanziamenti di cui ci sarebbe bisogno per far fronte ai fenomeni climatici estremi. In Somalia la gente sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi 40 anni e nella Repubblica Democratica del Congo quest’anno sono morte 400 persone a causa delle inondazioni; nel 2019 il ciclone Idai ha ucciso più di mille persone in Mozambico. Le vittime sono state così numerose perché le persone non sapevano che il ciclone sarebbe arrivato, non c’erano previsioni metereologiche, non c’era nessun sistema di allarme o di allerta. Quel ciclone ha avuto un costo enorme per le comunità locali e per il governo: si parla di circa 1,9 miliardi di danni. E le cose andranno sempre peggio: gli esperti hanno calcolato che entro il 2050 il cambiamento climatico costerà alle nazioni africane circa 50 miliardi di dollari ogni anno.
Ma ora gli Stati africani sperano di invertire questa tendenza: i leaders di tutto il continente si stanno incontrando a Nairobi con la speranza di incoraggiare investimenti per trovare soluzioni alla crisi climatica. Alcune di queste soluzioni possono già essere realizzate a livello locale: pozzi di assorbimento del carbonio (carbon sinks); energie rinnovabili; risorse minerarie essenziali per la transizione verde.
Il Kenya è già un leader nella sostenibilità ambientale: ricava il 93% della propria elettricità da fonti rinnovabili.
Invece di essere visti solo come vittime del riscaldamento globale, i leader africani vogliono cambiare la narrativa per portare finanziamenti che sono assolutamente necessari, e così lasciare che l’Africa stessa diventi la propria salvezza.
Gli attivisti: «Che sia una vera rivoluzione verde»
Gli attivisti però vogliono tenere alta l’attenzione: c’è il rischio che le partnership economiche approvate in questo vertice incoraggino le aziende del Nord del mondo a mantenere le loro solite attività e quindi a continuare ad estrarre le risorse del territorio africano, ad esempio alcuni minerali essenziali nella transizione verde, senza creare alcun valore aggiunto nel continente. I giovani attivisti, i gruppi sociali per il clima, i membri della società civile vogliono vedere una reale rivoluzione verde e auspicano che le decisioni che verranno prese portino beneficio anche alle comunità locali.