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4 Agosto 2023
Ultima modifica: 4 Agosto 2023 ore 09:20

Suor Elvira, madre degli ultimi

Si è spenta a 86 anni la fondatrice della Comunità Cenacolo
Suor Elvira, madre degli ultimi
Tra le ultime figure carismatiche legate alla lotta contro le dipendenze, Madre Elvira Petrozzi è morta ieri, a 86 anni, circondata dalla preghiera e dall'affetto della Comunità Cenacolo, da lei fondata negli anni '80. Il ricordo di Giovanni Paolo Ramonda, che l'ha conosciuta personalmente.
Suor Elvira è tornata alla casa del Padre. Fondatrice della Comunità Cenacolo, tra le ultime figure carismatiche legate alla lotta contro le dipendenze, Madre Elvira Petrozzi è morta ieri, a 86 anni, circondata dalla preghiera e dall’affetto della sua Comunità a Saluzzo, in Piemonte.
Rita Agnese Petrozzi, conosciuta come Madre Elvira, nasce a Sora, vicino a Frosinone. Durante la seconda guerra mondiale la sua famiglia emigra ad Alessandria, dove vive i disagi e la miseria del dopoguerra.
A 19 anni entra in convento a Borgaro Torinese, presso le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, dove da Rita Agnese diventa suor Elvira. Intorno alla metà degli anni Settanta sente in sé una forte spinta interiore a dedicarsi ai giovani e nel 1983, a Saluzzo, vicino a Cuneo, fonda la Comunità Cenacolo. Si tratta di un’opera socio-assistenziale, ma soprattutto una "famiglia" fondata sulla fede, dove l'uomo ferito può incontrare un amore che lo accoglie gratuitamente, lo aiuta a guarire le ferite, lo sostiene e lo guida per ritrovare la Via. Negli anni si uniscono a Madre Elvira giovani volontari, famiglie, fratelli e sorelle che ricevono la chiamata di Dio a dedicare la loro vita alle opere della Comunità. Il riconoscimento ecclesiale avviene prima a livello diocesano, nel 1998; poi, nel 2009, la Comunità viene riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i Laici - Dicastero Vaticano, come Associazione Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio. Oggi le fraternità della Comunità Cenacolo sono 70 in 20 Paesi del mondo ed accolgono gratuitamente migliaia di bisognosi, in particolare giovani e bambini di strada. All’interno di tale realtà, è sorta anche la famiglia religiosa femminile delle Suore Missionarie della Risurrezione. 

Abbiamo chiesto a Giovanni Paolo Ramonda, piemontese, per 15 anni alla guida della Papa Giovanni XXIII, di parlarci di Suor Elvira.

Come hai conosciuto Suor Elvira?
«La Comunità Cenacolo è nata negli stessi anni in cui qui in Piemonte aprivamo la prima casa famiglia. Noi tutti giovanissimi inviati da don Oreste Benzi. Pertanto ci si frequentava. Allora le nostre comunità erano molto piccole.»

C'era qualcosa che ti colpiva di lei?
«Suor Elvira è stata un vulcano di Vangelo vivo, un soffio della vita di Gesù nell'oggi. Era una donna con una forza dirompente e contagiosa coi giovani. Aveva il dono della parola. Quando lei parlava incantava chi la ascoltava. Non c'era alcuna parola superflua. E convinceva.» 

A chi la potresti paragonare?
«Mi ha sempre ricordato alcune donne della Bibbia: Anna, la madre di Samuele, oppure Rut. E poi la bellezza di suor Elvira si specchiava nel Magnificat di Maria.»

C'è un episodio che ricordi?
«Ogni volta che la incontravo mi colpiva la forza con cui invitava i giovani a donarsi del tutto a Cristo e ai poveri. A non attaccarsi al successo e al prestigio personale. Mi colpiva la sua grinta, il suo volto, i suoi gesti. Si vedeva che era letteralmente invasa dallo Spirito Santo, proprio come accade ai discepoli nel Cenacolo.»

Che rapporti ci sono tra la Papa Giovanni e la Comunità Cenacolo?
«C'è sempre stata una stima reciproca ed una collaborazione: a volte noi abbiamo accolto persone che uscivano dalle loro comunità per le dipendenze. Altre volte il contrario. I nostri sono carismia con delle affinità ma differenti e complementari.»

Come?
«Loro hanno un richiamo fortissimo alla preghiera, sono dei contemplativi, vivono l'adorazione, il Rosario. Sprizzano gioia, sono una comunità contagiosa. Hanno molte vocazioni sacerdotali e consacrazioni.»

Che ricordo ti rimane di Suor Elvira?
«Negli ultimi anni la malattia le aveva tolto il dono della parola. Ha vissuto un abbandono totale al Signore. Mi vengono in mente le parole di Giobbe, “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”. Suor Elvira è stata una fiammella di fuoco dello Spirito Santo. Bisogna farla conoscere e spero che sia riconosciuta la sua vita santa.»