Quella del dottor Antonio Oriente, ginecologo che ha lavorato per anni in ospedale a Palermo e a Messina, oggi in pensione ma impegnatissimo nel volontariato, è una storia umana profonda e complessa che ha raccontato a Modena recentemente, in occasione della chiusura della campagna Quaranta giorni per la vita.
«Negli anni Ottanta, ho aiutato diverse coppie ad avere figli con la fecondazione artificiale, ho assistito mamme e neonati durante il parto, ma ho anche praticato migliaia di aborti. Ci sono giorni in cui sono talmente tante le pazienti e intensa la giornata di lavoro che l’IVG ti sembra un atto chirurgico qualsiasi, comune. In realtà credo che siano più di quel che pensiamo i medici che in coscienza, se si fermano, hanno ben chiaro che con l’aborto interrompono lo sviluppo di un essere vivo e non vorrebbero affatto farlo».
L'incongruenza tra il desiderio di avere un figlio con la moglie e la realtà del suo lavoro e del giuramento di Ippocrate lo tormenta e interpella sempre più.
«Vede, mia moglie è una pediatra, si prendeva cura tutti i giorni dei bambini degli altri ed io non riuscivo a darmi pace nel vederla soffrire perché non riuscivamo ad avere figli nostri. Una sera come tante, mi ero chiuso nel mio studio, la testa fra le mani, a domandarmi a cosa servissero le mie lauree, le specializzazioni, la mia carriera affermata, se poi tornando a casa non ero in grado di regalare un sorriso a mia moglie. Ad un certo momento due persone che seguivo per problemi di infertilità, vedendo le luci accese nello studio e chiedendosi cosa facessi lì ancora a quell’ora, sono entrate a controllare e mi hanno trovato in lacrime. Allora mi sono confidato».
La coppia con semplice spontaneità propone un incontro, una iniziativa del Rinnovamento nello Spirito, movimento ecclesiale di cui inizialmente il dottor Oriente racconta di essere stato un pò curioso ma incredulo. Eppure si fida. «Una sera in chiesa mi trovai a riflettere: “Come posso io chiedere un figlio al Signore, quando uccido quelli degli altri?”. Tornai a casa e scrissi su un foglietto di carta: “Mai più morte, fino alla morte”. E da allora cominciai a vivere in modo diverso il mio essere uomo e medico».
E la sua vicenda personale e professionale si trasforma e porta inaspettatamente un cambiamento radicale anche nella vita di coppia in quegli anni. «Dopo quella scelta, un giorno tornando a casa –era il mese di maggio– trovai mia moglie Maria Carmela che stava vomitando. Pensai a un malessere ma nei giorni seguenti, fatto un esame di sangue, si scoprì il perché: era in attesa di un bambino! Dopo 8 mesi nacque Domenico e, in seguito, arrivò Luigi».
Di ragazze e di donne ne ha incontrate migliaia e tra queste di certo anche tante che hanno subìto uno stupro. Cosa dire a chi ha in grembo un figlio che ha i geni di un padre violento?
«Con i tempi che cambiano nel modo di vivere i rapporti sessuali, con la mobilità umana, le migrazioni sempre più frequenti, ne ho incontrate spesso. Situazioni delicatissime da ascoltare con cura. Ad ognuna ho cercato ogni volta di spiegare che quella vita è un risultato di gesti di cui la donna non ha nessuna colpa. E poi da medico avevo la responsabilità di spiegare chi avevano in grembo ovvero un essere umano, pur essendo frutto di uno stupro. Una vita che non ha nessuna colpa e che può avere un significato anche se è venuta in modo così doloroso ed eclatante... I geni presenti certamente sono quelli del padre e della madre. Ci vuole una capacità attenta di esprimere le parole adatte in base alla persona che hai davanti e ne sento davvero tutta la sofferenza. Tante di queste ragazze hanno poi nel tempo trovato un uomo che le amasse davvero come donne e come madri. Vedi donne rinate… Ho incontrato anche tante giovani costrette alla prostituzione, che erano state abituate alle pillole e all'Ivg in modo ripetuto».
Poche volte le ragazze e le donne che ho incontrato sanno come avviene lo sviluppo della vita, cosa avviene nel loro corpo. Nei primi tre mesi di gravidanza, si assiste a uno sviluppo straordinariamente rapido della vita all'interno dell'utero. Si formano i principali organi, dal cuore agli arti, poi il sistema nervoso, le ossa... E pochissime sanno le conseguenze di un aborto sul corpo e sulla psiche.Antonio Oriente
Questo cambiamento radicale di vita non solo lo ha portato ad interrompere le interruzioni di gravidanza, ma anche a decidere di impegnarsi attivamente nel sostegno alle donne che affrontano una gravidanza difficile o imprevista. Ma il dott. Oriente ci tiene a sottolineare che il cammino di fede e di incontro col Salvatore è stato il culmine di una crisi di coscienza nata giorno dopo giorno proprio quando aveva ogni giorno tra le mani quegli attrezzi. «Ho capito che le donne che avevano abortito –spiega il medico della Sicilia - non erano solo dei corpi da curare, ma persone di cui prendersi cura. È iniziato così, per questo ginecologo difensore della vita un nuovo modo di essere cristiano e medico, a servizio delle donne, insieme alla moglie e ad una rete ampia di associazioni che collaborano con loro. Ma tornando a casa per diversi anni quegli attrezzi da lavoro, una pinza ad anello, un osteometro, lo tormentano. Il dott. Oriente cerca più volte l'occasione di consegnare al Papa quelli che chiama i suoi “ferri di morte”, ma il destino sembra ostacolargli il cammino. Prima con la morte di Giovanni Paolo II, poi tenta di ottenere un appuntamento con Benedetto XVI. Ma non vi riesce. Infine riparte in carica con Papa Francesco. E anche qui trova un ostacolo che sembra impedirgli il proposito di chiedere perdono e consegnare gli strumenti di lavoro che lo tormentano. Nel settembre 2013 si presenta l’occasione dell’udienza col Papa quando era vicepresidente nazionale dell’Associazione dei ginecologi e ostetrici cattolici italiani. Ma l’impossibilità di ottenere un pass per poter salutare il Papa di persona lo convince a desistere. «La notte prima della partenza, ormai annullata, ho sentito una voce interiore che mi spingeva ad alzarmi, a raggiungere il mio studio al consultorio e a guardare sotto l’imbottitura di una poltrona dove ho trovato un’immaginetta di una Madonna a me sconosciuta, la Madonna di Lujàn, che in seguito ho saputo essere la protettrice dell’Argentina. Sentivo che mi incoraggiava a partire lo stesso». E così all’ingresso dell’udienza con quell’immaginetta in mano ottiene di entrare e di poter avvicinare Papa Francesco. Le sue parole restano impresse nei suoi ricordi come fossero ieri: «"Tu hai sofferto tanto, ti aspettavo, mi devi dare qualcosa”. Prende la valigetta con i ferri e aggiunge: "Da oggi in poi andrai in giro a parlare della vita, del Dio della vita, ai giovani e alle famiglie"».
E così senza sosta Antonio Oriente, anche oggi settantenne, continua a spiegare come si sviluppa la vita nel grembo della donna, pronto a sostenere chi è in difficoltà nell’accoglierla.