Grazie all'aiuto di migliaia di volontari, sabato sera e domenica verranno allestiti banchetti all'uscita delle messe in tantissime parrocchie in tutta Italia. Di fronte all'aumento dei bisogni legato alla pandemia e alla guerra, la Comunità di don Benzi ha compiuto alcune scelte "imprescindibili" in un momento in cui ogni euro conta
«C’è tanta fame, anche nel cuore delle nostre città. Tendi la tua mano al povero: è Cristo». Con queste parole Papa Francesco esorta a evitare la logica dell’indifferenza e anche quest’anno, sabato 17 e domenica 18 settembre, la Comunità Papa Giovanni XXIII torna in tutta Italia con l’evento di piazza Un Pasto al Giorno e, come ogni anno, allarga l’invito a tutti a partecipare come volontari per raccogliere fondi necessari ad assicurare aiuto a chi non ha nemmeno da mangiare. Ragazzi, adulti di ogni età e intere famiglie, ogni anno a settembre rispondono a questo invito e, in accordo con il parroco, allestiscono un banchetto all’uscita della Santa Messa e raccolgono le donazioni dei fedeli.
«Conservo nel cuore il ricordo dei miei due viaggi nella missione della Comunità in Zambia – racconta Cecilia – e al mio ritorno ho condiviso quest’esperienza con mia figlia, così abbiamo deciso di proporre al suo gruppo scout di allestire un banchetto, e dedicando qualche ora del sabato e della domenica hanno contribuito a garantire un pasto a chi non ce l’ha».
Ramonda: «Ovunque siamo, apriamo le porte a chi soffre»
Le donazioni raccolte grazie a questo movimento di popolo permettono alla Comunità di garantire il pasto alle persone che accoglie, in Italia e nei 40 Paesi in cui è presente con le sue missioni e i suoi progetti: centri nutrizionali, mense scolastiche, supporto alimentare a famiglie in difficoltà, case e centri di accoglienza, mense per i poveri.
«Ovunque siamo, apriamo le porte a chi soffre – spiega Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII – e a chiunque ci chiede aiuto rispondiamo con un pasto caldo e con la nostra amicizia, perché ciò che nutre è il cibo, ma anche la fraternità e il sentirsi amati.»
Pandemia e guerra hanno aumentato i bisogni dei poveri
Le conseguenze della pandemia hanno causato, a tanti, difficoltà economiche e la fatica di provvedere a sé e alla propria famiglia. Lo scoppio della guerra in Ucraina, poi, ha scatenato un’emergenza umanitaria e ha messo a rischio le risorse che sfamano una parte di mondo. Il default dello Sri Lanka e le proteste per la carenza di cibo e di medicine, a cui la Comunità sta assistendo con la sua presenza nel Paese, hanno radici profonde in anni di gestione politica sbagliata, ma sono state innescate ora dalla crisi seguita alla pandemia e alla guerra in Ucraina, che ha determinato aumento dei costi delle materie prime, del grano, del carburante.
Intanto, i dati Istat mostrano un’Italia sempre più povera – 1,9 milioni di famiglie in povertà assoluta (il 7,5% delle famiglie), e circa 5,6 milioni di individui (il 9,4%) – in linea con quelli del 2020, quando si era toccato il massimo storico (7,7% e 9,4%).
In dono una raccolta di preghiere
«Un Pasto al Giorno chiede aiuto per costruire una tavola dove chi ha fame trovi sempre posto: la tavola della Comunità – spiega Marco Panzetti, responsabile raccolta fondi per la Comunità Papa Giovanni XXIII – a cui ci si siede insieme, fianco a fianco, condividendo il pasto e la vita. Per questo negli ultimi anni abbiamo proposto a chi ci sosteneva di portare a casa con sé le nostre tovagliette all’americana, per apparecchiare la tavola e immaginare di sedere insieme a noi e alle persone che ha aiutato. Quest’anno, in un momento in cui tanti ci chiedono tutto e ogni euro conta, non ce la siamo sentita di affrontare la spesa necessaria per la produzione delle tovagliette, aumentato per via degli aumenti dei costi delle materie prime e della logistica come conseguenza della situazione mondiale. Ci tenevamo però a lasciare un dono, un segno di ringraziamento e di comunione. La preghiera che ci fermiamo a recitare prima del pasto in ogni nostra casa e realtà di missione, per ringraziare la Provvidenza e tante persone generose del piatto pieno che possiamo assicurare a chi ci chiede aiuto. Siamo certi che la consapevolezza di aver apparecchiato un posto alla nostra tavola per chi soffre la fame, la solitudine e l’abbandono sia il ringraziamento più grande.»