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8 Agosto 2019

Una famiglia in bici per salvare l'ambiente

Due adulti, sei bambini, in bici da Reggio Emilia a Roma
Una famiglia in bici per salvare l'ambiente
Hanno solo le loro biciclette, tre tende, tre materassini e un fornelletto per preparare qualche pasto frugale. Per il resto chiedono ospitalità lungo il percorso, facendosi anche promotori di gesti di civiltà come pulire i luoghi dove transitano. L'avventura di Federico e Jessica.

Sono partiti lunedì scorso da Cogruzzo, paesino in provincia di Reggio Emilia, alla volta di Roma, e partecipare all'udienza di Papa Francesco mercoledì 21 agosto.
Ma non sono partiti in auto, nemmeno in treno e non sono transitati dall'aeroporto più vicino. Sono partiti in bici. Già sarebbe una bella avventura per un gruppo di giovanotti che vogliono fare una vacanza alternativa all'insegna della salute e del cicloturismo.
Qui invece parliamo di una famiglia, e che famiglia! Papà Federico e mamma Jessica, 35enni, i loro 4 figli Irene (10 anni), Filippo (7 anni), Matteo (4 anni) e Francesco (2 anni e mezzo), e poi Khady, una ragazza della Sierra Leone che vive con loro, e un bambino autistico di 3 anni che hanno in affidamento.

Come coniugare bici e Provvidenza

Francesco e Jessica fanno parte della Comunità Papa Giovanni XXIII e vengono dal mondo della missione: Brasile lui, Bolivia lei, e poi insieme due anni in Venezuela prestando servizio come Cashi Bianchi.
«L'idea iniziale era di andare a piedi - racconta Federico - perché volevamo che il viaggio fosse soprattutto un "incontro" con le persone, poi abbiamo scelto le bici». Le bici permettono di avere dei carrellini per trasportare i bimbi più piccoli e qualcosa di logistico: tre tende, tre materassini, una pentola e un fornelletto per cucinare qualcosa di frugale, il frullatore per i pasti del bambino autistico.
Per il resto si affidano alla provvidenza all'ospitalità di chi incontrano.

Esperienze di accoglienza

«Ieri ad esempio abbiamo chiesto ospitalità ma ci è stata rifiutata - continua Federico che abbiamo raggiunto telefonicamente - però altre persone hanno sentito e uno ci ha messo a disposizione uno spazio vicino ad una palestra. Più tardi è venuto e ci ha aperto la palestra, così abbiamo potuto usare i bagni e le docce».
Esperienze: «Mi fa piacere che anche i miei figli sperimentino questo: l'accoglienza ma anche la non-accoglienza, il sentirsi rifiutati. Chissà che un giorno, quando qualcuno busserà alla nostra porta, si ricordino di che cosa significhi trovarsi dall'altra parte».

Attenzione all'ambiente

Questo audace viaggio ha anche un'altro scopo: sensibilizzare sui temi connessi alla salvaguardia del Creato «I temi ambientali li sentono tutti ma mancano azioni concrete, comuni».
Per questo hanno scelto di cimentarsi in azioni di pulizia nei luoghi in cui sostano. «Ieri eravamo nei pressi di Pontremoli e abbiamo chiesto ad una famiglia di turisti dove c'era un parchetto dove potevamo fermarci. Alla fine si sono fermati anche loro, ci hanno aiutati a pulire il parco, e poi si sono aggiunte altre persone».
Una vita sobria, attenta agli ultimi e all'ambiente, fiduciosa nella Provvidenza, che diventa contagiosa; come è successo per Lucia, una giovane volontaria, che li ha incontrati qualche giorno prima della partenza e ha scelto di aggregarsi a loro per qualche giorno.
«Mentre raccoglievamo il pattume - conclude Federico - dicevo: qual'è l'essere che vive sulla terra che lo avvelena così? Ci riteniamo civilizzati ma siamo tra gli esseri più incivilizzati».
Piccole ma coraggiose azioni, concrete, che piano piano cambiano il mondo.

L'avventura di Francesco, Jessica e della loro famiglia si può seguire in diretta sulla pagina Facebook "Percorsi di Pace"

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