Topic:
15 Ottobre 2024
Ultima modifica: 15 Ottobre 2024 ore 11:40

Una suora in mezzo alle trans

Una storia raccolta sulle strade della prostituzione di Roma
Una suora in mezzo alle trans
Quattro anni fa suor Costanza Mattera fondava l'unità di strada che di notte incontra nella capitale le persone trans. Oggi, con un nuovo progetto, dà loro anche una opportunità di lavoro per non essere più additate come prostitute ma diventare venditrici di sapone

«Aveva il seno enorme, esposto agli occhi dei passanti, era giovanissima e piangeva mentre mi raccontava la violenza subìta il giorno prima: un gruppo di uomini l’avevano chiusa in auto e violentata. Riuscita a sfuggire, a piedi nudi e coi vestiti strappati aveva chiesto aiuto ad una volante. E i poliziotti: "Visto che sei un frocio, te la sei cercata, va’ a casa". Era la prima volta che andavo in strada di notte e rimasi sconvolta per la vicenda di quella ragazza transessuale e piena di compassione per lei».
Si chiama suor Costanza Maria Mattera la suora coraggiosa che non ha nessuna vergogna a raccontare dell’esperienza fuori dall’ordinario che sta vivendo sulle vie della prostituzione. Originaria dell’Argentina, ha forte nel ricordo della sua giovinezza l’incontro con le persone più disagiate delle cosiddette villas miserias, i quartieri più marginali di Buenos Aires.
Ma è a Roma soprattutto dopo il Covid che è cresciuta in lei questa attenzione per le prostitute, per quelle più invisibili e malviste: le persone trans.
Secondo i dati dell’ultima mappatura nazionale delle Unità di Strada capitanate dal numero verde nazionale antitratta, in effetti l’aumento della presenza di persone transessuali dall’anno del Covid (a novembre 2020 una presenza rispetto al totale del 34,8%) fino ad oggi con una percentuale del 37,9% (dati della mappatura di giugno 2024) è un trend costante.

Terapie ormonali, HIV, dipendenze: una schiavitù invisibile che uccide

In strada la sua equipe incontra principalmente donne trans che nella capitale – come ci spiega - sono per lo più brasiliane, colombiane, argentine. Seni rigonfi, esposti sulle vetrine-marciapiedi, transizioni incomplete per lo più dal maschile al femminile, facce sorridenti, modi gentili, a volte voci in falsetto su corporature robuste. Da 10 o addirittura 20 anni costrette per i soldi a regalare quei 15 minuti di piacere senza regole. A volte sembrano chiedere scusa se non hanno molto tempo per parlare o ti chiedono di passare dopo quando la fila dei clienti si allunga incredibilmente. Clienti che richiedono prestazioni sessuali su un corpo di donna e di uomo, in contemporanea. Disinteressati dalle vicende delle persone che hanno. Eppure, a detta di suor Costanza, sono le più disponibili al dialogo tra le vittime della prostituzione. Le incontrano nelle aree più degradate della Capitale, dalla Prenestina a Cinecittà. «Conosciamo la loro lingua, le tradizioni e il loro senso di comunità. Per queste siamo facilitate nella relazione.

Molte persone transessuali hanno veramente tanti problemi di salute, per via delle terapie ormonali, hanno l’HIV, la sifilide. Alcune abusano di alcol o sono tossicodipendenti. Hanno bisogno di soldi, di molti soldi, per le terapie, spesso però sono discontinue».
Ci sono persone transessuali che cambiano città di continuo. Un giorno le trovi a Roma, la settimana dopo a Milano. Ma le terapie ormonali non perdonano, non puoi interromperle a lungo. E per questo, alle religiose e ai volontari del Camino di Ugar – questo il nome dell’unità di strada fondata da suor Costanza - spesso viene chiesto di accompagnarle nelle visite mediche. Il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma è quello con cui si rapportano più spesso perché il personale è formato ad accogliere le specificità di ciascuna persona e ad evitare ogni forma di discriminazione. «A volte ci chiedono perché le aiutiamo nell’assistenza sanitaria – spiega suor Costanza – semplice! Altrimenti pagherebbero 15mila euro affidandosi a medici senza scrupolo che gli impiantano silicone e vendono terapie ormonali illegalmente. Possono menomarle per la vita, possono ucciderle».

Dall’incontro in strada alla produzione del sapone

Progetto trans

Insieme a religiose e religiosi di altre due congregazioni e ad alcuni volontari che nel tempo si sono aggregati, suor Costanza ha fondato non solo una Unità di Strada, ma anche laboratori di italiano, corsi di formazione di economia e comunicazione, un corso di pasticceria ed ora punta sulla produzione e vendita di saponette.
«Il nostro approccio non si basa mai sul giudizio – ci tiene a precisare la religiosa. Quando le incontriamo in strada non diciamo mai: “Perché sei ancora in strada? Cosa stai facendo qui?”. No. Noi offriamo la nostra amicizia e uno stile di prossimità non invadente, ma che sa ascoltare la loro solitudine». Hanno dai 20 anni fino ai 70, tutte con storie terribili, la gran parte di loro sono persone molto fragili e continuamente con uno stigma addosso. Hanno subìto abusi nell’infanzia o nell’adolescenza, sono state bullizzate fin da piccole a causa del loro orientamento; molte non hanno potuto finire gli studi, altre invece sono anche laureate. Le donne trans sono sempre vittime di tratta e sfruttamento – a detta di suor Costanza - perché tutti intorno le vogliono sfruttare. Ci sono le trans pappone, chi ha organizzato per loro il viaggio fino in Spagna e poi in Italia sono circondate da uomini che gli spacciano la droga, gli procurano l’alcol. Ci son avvocati per i loro documenti, affittuari che organizzano il loro alloggio in affitto. Hanno un debito da pagare per tutto.
«Nessuna di quelle che incontriamo sta in strada perché a loro piace. Ci raccontano che sono additate “come puttane”, discriminate ovunque vanno eppure possono avere tante capacità. Così noi stiamo loro accanto fino a quel punto in cui possono riscoprire le loro potenzialità perché spesso non sanno nemmeno di averne»
Suor Costanza Mattera
.
Se aiutate, aderiscono volentieri alle proposte dell’équipe di strada. Ognuna frequenta l’attività che le è più utile, in un percorso personalizzato. «L’importante è offrire una possibilità». Suor Costanza e il suo team sono diventati negli anni un ente del terzo settore e, grazie all’8x1000, hanno potuto sviluppare percorsi di reintegrazione sociale non solo per donne trans ma anche rom, donne africane, aprire un conto bancario e avere fondi per le attività formative e professionali. Collaborano con le altre associazioni romane del Coordinamento Antitratta della Diocesi, ma anche con Ora d’aria Onlus operativa nella capitale da oltre trent’anni per dare una casa a chi esce dalla prostituzione e l’associazione Libellula APS guidata da una persona trans e da mediatrici che offrono supporto legale, psicologico e sanitario cercando di fornire alternative alla vita di strada.
«Se tu vedessi R. mentre lavora la glicerina, sceglie i coloranti e gli oli, vedresti che fuori dalla strada è come una persona nuova, esplora cose mai usate prima e un giorno potrà finalmente venderle in mezzo a tanti altri produttori, senza sentirsi importante solo per il suo corpo e la sua estetica ma per quello che fa». Una opportunità perché non torni mai più in strada. Perché nella lotta contro lo sfruttamento non va lasciato indietro nessuno.