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25 Novembre 2024
Ultima modifica: 25 Novembre 2024 ore 08:09

Violenza contro le donne: la rivolta dei padri

I femminicidi in Italia sono ormai una vera pandemia che colpisce anche giovanissime. L'impegno dei padri che hanno scelto di lottare contro la violenza.
Violenza contro le donne: la rivolta dei padri
Foto di Vadim Guzhva
In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, lanciata alla Camera dei Deputati la Fondazione di Gino Cecchettin il papà che ha colpito migliaia di persone col suo impegno nel prevenire la violenza tra i giovani. Ma non è l'unico padre che vuole invertire la rotta. Intanto in Italia è stata lanciata alcuni giorni fa la campagna #nessunascusa per riconoscere i segnali di allarme.
Ci sono padri che uccidono e figli orfani di femminicidio. 43 i figli rimasti orfani in seguito al femminicidio della madre in questo anno.
Secondo i dati del Ministero dell'Interno (al 3 novembre), da inizio anno sono state 96 le donne assassinate, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo. Una su cinque ha superato i 70 anni ed è stata uccisa dal proprio coniuge dopo lunghi anni insieme. Un trend che allarma è quel 18% di casi di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima. Lombardia, Lazio, Sicilia, Emilia-Romagna e Toscana le regioni con più casi di femminicidi in questo anno.
Ma ci sono oggi anche padri in rivolta, una rivolta silenziosa, mite ma determinata che sta 'dilagando' in tutto il paese per arginare la violenza.

Sportelli di ascolto, incontri di prevenzione, corsi di difesa... in memoria delle figlie

A papà Massimo Baroni nel luglio 2017 è stata assassinata la figlia Alba Chiara, 22 anni, ammazzata a Tenno in Trentino a colpi di pistola dal suo ex fidanzato Mattia Stanga, stimato vigile del fuoco, che poi si è tolto la vita.
Papà Massimo vuole essere la voce delle vittime, ma vuole anche alzare la voce per prevenire i comportamenti dannosi di ragazzi e uomini. «E' soprattutto agli uomini che spero servano gli incontri, i laboratori e le attività che organizziamo. Io ne esco sempre cambiato, tornando a casa metto sotto la lente i miei comportamenti e ne riconosco i limiti, riconosco i limiti del nostro modo di amare, l’incapacità di esprimere il nostro disagio che può trasformarsi in violenza. Ma la violenza non è un destino». 5 anni fa, nonostante le difficoltà del paese a fare memoria del femminicidio, è nata l'associazione di promozione sociale che ha il suo nome: Alba Chiara.

C'è poi Oleksandr Malaiko, il papà di Yana Malaiko, la ragazza di 23 anni di origine ucraina uccisa a Castiglione delle Stiviere nel gennaio 2023, dall'ex fidanzato, Dumitru Stratan. Il processo per l'omicidio è da poco stato avviato al Tribunale di Mantova. Oleksandr, insieme al suo avvocato ed altri amici ha fondato l'associazione Y.A.N.A. - You Are Not Alone che si occupa di prevenzione dalle violenze di genere, con anche aiuto pratico alle vittime tra cui assistenza psicologica e legale, ascolto telefonico e corsi di difesa personale.

E poi c'è lui, Gino Cecchettin, una mitezza e determinazione che disarmano. Un papà appassionato di bontà che stenti a credere possibile dopo il terribile assassinio della figlia, premeditato in ogni dettaglio.
 

Alla Camera dei Deputati, Gino Cecchettin con la Fondazione dedicata a Giulia

La Fondazione è nata per volere di Gino e dei due figli Elena e Davide per mantenere viva la memoria di Giulia e sensibilizzare l'opinione pubblica a partire dai giovani, unendo le forze per sostenere le vittime di violenza. A Montecitorio Gino Cecchettin ha spiegato senza mezzi termini che "La violenza di genere è frutto di un fallimento collettivo: non è solo una questione privata».

Vogliamo educare le nuove generazioni al rispetto reciproco e alla costruzione di relazioni sane non di possesso
Gino Cecchettin
 
E per questo il papà di Giulia autore anche di un libro-dialogo "Cara Giulia", ha iniziato a partecipare ad incontri, manifestazioni e trasmissioni televisive per lottare contro la violenza, paradossalmente con lo stile della non violenza, trascinando con sè ragazzi e ragazze, uomini e donne, perchè non siano imprigionati da una sregolatezza emotiva dettata dai fallimenti e dalle rinunce. "Vogliamo impegnarci in programmi educativi che insegnino la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza». Intervenendo di recente su Rai1, ha ribadito infatti che "la vita è un dono, anche se la vita ti mette davanti sfide e dolori inimmaginabili. I giovani chiedono speranza. Vedono troppo spesso il pessimismo in noi adulti. Le sconfitte, gli insuccessi la vita te li pone sempre davanti ma con la perseveranza si possono ottenere traguardi. Il valore dell'empatia e del rispetto sono i primi valori da insegnare».
E alla domanda se non prova odio per l'assassino di sua figlia ha motivato "Grazie a Giulia, ho imparato a non odiare, ho imparato a concentrarmi sul positivo, come sempre faccio, prendo una foto di Giulia, me la guardo e non c'è nulla di negativo che appare nella mia vita, perché mi concentro sulla bellezza e la bontà».

La campagna contro la violenza #nessunascusa

E intanto UN WOMEN ha lanciato mercoledì scorso anche in Italia alla Luiss la campagna #nessunascusa. Intervenuti anche il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, il Ministro della giustizia, Carlo Nordio e la Ministra per la famiglia e le pari opportunità, Eugenia Roccella. 16 giorni di attivismo, dal 25 novembre al 10 dicembre per richiamare l'attenzione sull'escalation della violenza contro le donne, perchè - come si legge nel comunicato - "Ogni 10 minuti, una donna viene uccisa. #NoExcuse. UNiTE per porre fine alla violenza contro le donne".

La campagna si inserisce tra le azioni per la celebrazione del 30° anniversario della Dichiarazione e della Piattaforma d'azione di Pechino 2025.