Topic:
28 Febbraio 2025
Ultima modifica: 28 Febbraio 2025 ore 15:39

«Voglio andare in missione»

Volontariato all'estero: partire per non tornare gli stessi
«Voglio andare in missione»
Foto di Riccardo Ghinelli
Il Corso Missioni: non è solo un percorso per prepararsi a partire, ma è anche un'occasione per riscoprire il valore dell'esserci e del guardare le persone con occhi diversi.
È  al via il prossimo Corso Missioni organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII: si svolge a Bologna dal 28 febbraio al 2 marzo (qui la locandina con le info).
Si rivolge a tutti quelli che desiderano fare un’esperienza all’estero con l’associazione fondata da don Benzi ed è un percorso attivo da circa 20 anni, periodo in cui ha raggiunto centinaia di persone che hanno dedicato un po’ del proprio tempo libero agli ultimi delle periferie del mondo.

«Negli ultimi 2 anni abbiamo notato un boom di iscrizioni» spiega Pietro Strada, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, già missionario 6 anni in Olanda con la famiglia, che ora fa parte dell’equipe organizzativa del Corso Missioni. «Ogni anno si iscrivono 50-60 persone ai nostri Corsi Missioni, che sono sicuramente un ambiente molto vario. E questo è un punto di forza: si iscrivono diciasettenni che non vedono l’ora di arrivare ai 18 anni per partire, ma anche persone di 65 o 70 anni che, dopo una vita di lavoro e dopo aver sistemato i figli o aver affrontato la morte del coniuge o una separazione, tornano al loro sogno da giovani di partire per fare del volontariato. È sempre stato un momento di formazione aperto a tutti e infatti partecipano persone credenti e non, fedeli di altre religioni e atei». 

Durante il Corso Missioni vengono affrontate diverse tematiche, sia per conoscere meglio la Comunità Papa Giovanni XXIII, sia per approfondire le motivazioni che stanno dietro al desiderio di partire.
Di seguito alcuni punti che vengono affrontati nei 3 giorni di Corso:

  • La vocazione e il carisma della Comunità Papa Giovanni XXIII”
  • Rimozione delle cause che creano ingiustizia
  • Operazione Colomba: una presenza in zona di conflitto
  • Le cause della povertà e il nostro stile di vita
  • La casa famiglia
  • La dimensione affettiva in missione
  • Cosa scelgo, come lo scelgo? Strumenti per un discernimento
  • L'esperienza in missione: aspettative e motivazioni
  • Progetto Safe “una comunità che protegge”
  • Un pasto al giorno, 5x1000 e altre proposte concrete”
  • Testimonianze dalla Capanna di Betlemme
  • Storie dalla missione
  • Andata e ritorno: l'esperienza missionaria di alcuni volontari

Volontariato all’estero: ecco come funziona

Chi sceglie di frequentare il Corso Missioni è mosso dal desiderio di andare a toccare con mano come si vive in contesti di emarginazione all’estero: come funziona quindi? La destinazione del viaggio viene decisa dai volontari? «Anni fa era il volontario che dava le proprie preferenze, ma già da alcuni anni abbiamo deciso che la destinazione del viaggio la decidiamo noi come equipe, facendo alcune proposte ai volontari» spiega Sara Foschi, già missionaria in Bangladesh per 12 anni, ora coordina le attività del Servizio Missione e Pace della Apg23. «Abbiamo fatto questa scelta per evitare che tutti vogliano andare in un’unica zona, inoltre questo aiuta le persone a crescere nella fiducia».

La preparazione all’esperienza all’estero però non si esaurisce con la frequenza al corso missioni: «Questo è solo il primo step del percorso formativo proposto a chi vuole partire» spiega Sara. «Dopo il Corso Missioni facciamo un colloquio con chi vuole partire e solo dopo viene definita la destinazione. Sicuramente teniamo presente le attitudini della persona, cercando di capire quale tipo di esperienza sta cercando, valutando anche la situazione economica, perché le spese del viaggio e dell’assicurazione sanitaria sono a carico del volontario. Facciamo delle ipotesi, ci confrontiamo con i responsabili delle zone estere e con i missionari e poi proponiamo alcune esperienze ai volontari. Dopo il colloquio chiediamo a tutti di andare a conoscere una delle nostre strutture vicine a dove vivono qui in Italia. Questo aiuta il volontario a capire meglio come si vive in Comunità, scoprendo cosa sia la condivisione diretta con gli ultimi».

Le mete più richieste per il volontariato all’estero

Dopo il Corso Missioni, il colloquio e l’approccio a una realtà di volontariato qui in Italia, c’è l’esperienza all’estero. Quali sono le mete più richieste? «Molti hanno il desiderio di andare in un Paese africano per donare il proprio tempo ai bambini in difficoltà» spiega Pietro. «L’Africa fa parte di un immaginario che è molto comune a chi vuole fare un’esperienza di volontariato all’estero.  Noi però proponiamo anche mete diverse ed è successo che alcuni si siano fidati di ciò che abbiamo proposto loro ed è stata un’esperienza bellissima. Ad esempio alcuni volontari, che conoscevano già alcuni progetti in un Paese, si sono fidati e sono andati in Romania, che non è una delle mete più ambite. Dovevano fermarsi 40 giorni e invece sono rimasti 5 mesi. Riuscire a fidarsi di quello che proponiamo è un passo importante».
Ma non tutti i partecipanti al corso poi chiedono di partire: «Ogni anno sono circa 60 le persone che fanno il corso missioni, di questi una ventina poi partono - spiega Pietro -. Tanti altri rimangono vicini alla Comunità Papa Giovanni XXIII, impegnandosi nel volontariato qui in Italia, infatti il Corso è un primo approccio al mondo della missione e del volontariato. Ad esempio a questo corso partecipa una ragazza che già l’aveva frequentato nel 2019, ma poi a causa del Covid e di altri suoi progetti non è riuscita a partire. Dopo altre esperienze nel sociale ci ha ricontattati e vuole rifare il corso perché le era piaciuto ed è sicura che le servirà per quello che andrà a fare».
Nel corso del 2025 ci saranno altre due occasioni per fare il Corso Missioni. Qui tutte le info per partecipare.

In missione e oltre

Anche se si chiama Corso Missioni, in realtà è un momento per approfondire varie tematiche: l’importanza della solidarietà, la ricchezza della diversità, il senso da dare alla vita: «Molti arrivano al Corso con delle domande - racconta Pietro -  e il 95% di loro riparte con tante domande in più. Secondo noi questo è positivo, perché vuol dire che mettono in discussione i loro punti di vista. Attraverso le testimonianze dei missionari che ascoltano, si coglie l’importanza di esserci: non serve fare grandi cose, ma i grandi progetti nascono nella semplicità della quotidianità. Così scopri che la differenza lo fa lo sguardo con cui tu guardi il poveraccio che sta al supermercato sotto casa tua. Lui se ne accorge se tu lo guardi in modo diverso: l’importanza dell’esserci e di guardare le persone in modo diverso. Questo mi rende responsabile anche nelle grandi cose. Il messaggio che passa è che c’è davvero una ricchezza nella diversità e nel riuscire a raccontarsi: si arriva il venerdì da perfetti sconosciuti e si va via la domenica piangendo, perché ci si deve lasciare».
E dopo l’esperienza all’estero? «Cerchiamo di rimanere in contatto con i volontari e cerchiamo di accompagnarlo nel rientro - spiega Pietro - perché quell’esperienza porti davvero frutto nella vita e non rimanga solo un viaggio».