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2 Aprile 2020

15 anni fa moriva Giovanni Paolo II

Riproponiamo un articolo che don Benzi scrisse in occasione della morte di Papa Wojtyla, avvenuta il 2 aprile 2005
15 anni fa moriva Giovanni Paolo II
Foto di Vatican Media
In questa analisi del pontificato di Giovanni Paolo II emerge tutto l'affetto e l'ammirazione che don Oreste nutriva per il Papa che inventò le giornate mondiali della gioventù.
Il nostro grande Papa e papà Giovanni Paolo II ora vive faccia a faccia con Dio e rimane nei nostri cuori.
Durante l’ultima fase della sua malattia, durante l’agonia e durante la celebrazione del funerale, ha unito il mondo intero a sé. Nessun altro evento nella storia, finora, era stato fatto conoscere dai mass-media quanto la malattia, l'agonia e la morte di Papa Giovanni Paolo II.
Esaminando questo avvenimento, si possono leggere le linee guida che hanno caratterizzato la missione di Giovanni Paolo II.

Le linee guida del pontificato di Giovanni Paolo II

Egli è stato presente a tutti gli uomini, a qualsiasi nazione, razza, popolo appartenessero. Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.
Quanto detto dal Concilio Vaticano II è stato vissuto in modo profondo e pieno dal Papa nella sua cura pastorale verso il mondo intero. Egli, come dice l’apostolo Paolo, ha voluto dare a tutti gli uomini non solo il Vangelo ma anche la vita, perché gli erano divenuti cari.
Tutti gli uomini sentivano che erano a lui cari. Solo la Chiesa ortodossa russa e la Cina non hanno permesso al Papa di visitare i loro popoli; però la presenza del delegato del patriarca russo ai funerali e gli auguri inviati dal governo cinese dimostrano che anche i loro popoli si sentivano cari al cuore del Papa. Ai sacerdoti sono affidati in modo particolare i poveri e i più deboli, ai quali lo stesso Signore volle dimostrarsi particolarmente unito e la cui evangelizzazione è mostrata come segno dell'opera messianica.

Un Papa che ha valorizzato i carismi, primavera della Chiesa

arazzo di Wojtyla
L'arazzo di Giovanni Paolo II durante la cerimonia per la sua beatificazione in piazza San Pietro, Citta' del Vaticano, primo maggio 2011.
Foto di Maurizio Brambatti

Un'altra linea guida universale è stata la valorizzazione dei carismi nella Chiesa. Ha valorizzato i movimenti, le aggregazioni ecclesiali, le nuove comunità: non solo le aggregazioni più estese ma anche le più piccole e meno conosciute. È stata una linea pastorale nuova; la novità sta nell'avere definito i movimenti coessenziali alla gerarchia. Prima di lui i carismi sono sempre stati stimati, ma non era mai stata evidenziata la loro missione come necessaria per la Chiesa e per il mondo. Accanto alla parrocchia, dunque, anche i movimenti sono essenziali. Il futuro della Chiesa e la sua vitalità molto dipende dalla fedeltà a questa missione.

Wojtyla e l'ecumenismo

Il Papa ha seguito altre linee importanti che potremmo definire rischiose. Tra esse vi è l'ecumenismo. L'atteggiamento del Papa può essere definito con poche parole: l'uomo cerca Dio; è una tendenza innata nell'uomo. L'essere umano è un essere religioso; senza religiosità l'uomo non sarebbe un essere umano. Ogni forma religiosa personale o di popolo nasce da questo anelito. È necessario allora incontrarsi per confrontarsi sulla dimensione religiosa, per agire insieme sugli elementi comuni.
Il rischio qual è? È l'ecumenismo male inteso, che può favorire due atteggiamenti distruttivi: il relativismo e il soggettivismo. Per la Chiesa cattolica e le Chiese tradizionali può essere un suicidio. Le sette infatti, sempre più numerose, non accettano alcun dialogo ecumenico, e approfittano dell'indebolimento missionario della Chiesa. Un ecumenismo male inteso, che rinunci ad evidenziare le differenze, genera insicurezza nei fedeli ed espone all’azione aggressiva e dilagante delle sette.
Anche in questo ambito è essenziale il ruolo dei movimenti e delle comunità ecclesiali riconosciute, che possono agire tempestivamente annunciando agli smarriti di cuore e raccogliendo i disperati.
Mi ha colpito una frase di Giovanni Paolo II: «L'ecumenismo lo farà il popolo». A mio parere voleva dire che l'ecumenismo vero porta a vivere la differenza religiosa e coopera sul piano pratico per risolvere i problemi in cui si imbatte l'umanità.

Giovanni Paolo II: «Mai più la guerra!»

Dal grido di Pio XII: «Con la guerra tutto è perduto, con la pace tutto è salvo», al grido e pianto di Giovanni Paolo II: «Mai più la guerra!», la Chiesa è stata baluardo della pace. Nel suo pontificato Giovanni Paolo II è intervenuto più volte e in forma sempre più forte contro l'uso della forza per risolvere i conflitti umani. La nazione più potente del mondo, gli Usa, è stata protagonista in numerose guerre avvenute in questi ultimi anni: Afghanistan, Kuwait, Iraq sono stati i principali teatri di guerre. Gli Usa sono arrivati al punto di dichiarare necessarie anche le guerre preventive. Giovanni Paolo II ha fronteggiato il colosso con forza, determinazione, verità, come Mosè di fronte al Faraone.
Ma anche nelle guerre più dimenticate il Papa è stato deciso e forte. Non può passare sotto silenzio ciò che ha detto al premier israeliano Sharon: «Non abbiamo bisogno di muri, abbiamo bisogno di ponti».
Nonostante questo, gli Stati Uniti, Israele e altri Paesi in guerra erano presenti ai funerali. È stato un bel riconoscimento per il Papa.

«La Chiesa chiede perdono»

Papa Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II durante il giubileo degli anziani nel 2000
Foto di Maurizio Brambatti

Un'altra linea rischiosa è la richiesta di perdono che Giovanni Paolo II ha fatto ripetutamente per il male che i cristiani possono aver compiuto. Non c'erano veli da sollevare, non c'erano cadaveri negli armadi, c'era solo la scelta di chiedere perdono. Questa linea pastorale, mentre suscitava in alcuni perplessità, ha dato un respiro nuovo di fiducia al popolo dei credenti e all’umanità intera.
Allo stesso modo ha ridato fiducia la linea severa tenuta dal Papa nei confronti di alcuni fatti gravissimi di pedofilia che hanno coinvolto personalità ecclesiastiche, e straziato il cuore del Papa.

L'attentato contro il Papa

Carica di rischi per la sua stessa vita è stata anche la scelta del Papa di intervenire sempre quando si teneva incatenata la verità nell'ingiustizia. Per molte forze oscure del male la stessa esistenza del Papa era una minaccia. Come per Gesù, il potere costituito aveva subito deciso di eliminarlo dopo il suo ingresso nella vita pubblica, così le potenze coalizzate del male avevano deciso di eliminare Giovanni Paolo II già nel 1981. Dopo l’attentato, il Papa si è recato dal suo attentatore per offrirgli il perdono. Questo gesto di padre forte ha scosso il cuore dei cristiani; per tanti è stato un risveglio e per i giovani è stato un altro atto esplosivo.

Giovanni Paolo II e i giovani

Wojtyla e un bambino
Giovanni Paolo II ha sempre dimostrato particolare affetto per i più piccoli.
Foto di Vittoriano Rastelli

I giovani hanno visto in Papa Wojtyla un uomo vero, un uomo libero da ogni condizionamento, un uomo forte pronto a dare la vita, un uomo fermo e saldo sui principi irrinunciabili della verità e della fede. I giovani hanno sentito nel Papa una persona senza diplomazie, libera, un infiltrato di Dio nel potere assoluto dei potenti. Essi hanno toccato con mano che Giovanni Paolo II era un innamorato di Cristo: il suo cuore batteva con quello di Cristo. Era, è e sarà travolgente come Cristo.
I giovani sono tutti coloro che vogliono vedere Cristo, e in Giovanni Paolo II l'hanno visto, contemplato ed amato. Un Cristo incarnato. Il muro di Berlino, già marcio, come diceva il Papa, ha ricevuto da lui una scossa forte che l'ha fatto traballare e poi cadere: è stato il simbolo di tutte le dittature che tengono incatenati i popoli.
I giovani hanno ricevuto da lui il via alla liberazione di tutti gli oppressi. Il grido del Papa: "Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!" all'inizio del suo pontificato, si è ripetuto durante tutta la sua vita, fino al boato dei giovani del 2000 a Tor Vergata, quando il Papa ha detto: "Se siete fuoco, incendierete il mondo". Quei due milioni di giovani hanno fatto capire a tutti che essi, in Cristo, sono la speranza del mondo, come il Papa è stato, è e sarà speranza per il mondo.

La tentazione di Papa Woytila

Giovanni Paolo II nel 2000 ha avuto un momento di tentennamento di fronte alla proposta che gli veniva fatta da più parti di dimettersi. Poi con fermezza ha deciso di continuare fino alla morte. Se avesse dato retta a chi non aveva lo sguardo della fede che aveva lui, il mondo intero, ma soprattutto i giovani, si sarebbero sentiti traditi. La storia ha dato ragione al Papa, guidato dallo Spirito Santo.
La propria missione va vissuta fino alla fine. Tutti, i giovani in particolare, si sono sentiti amati fino allo fine, come Gesù che, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine. Il Papa li ha fatti sognare un sogno meraviglioso: fare nuove tutte le cose e dare un nuovo capo, in Cristo, a tutta la realtà.