Centri massaggio e prostituzione, boss mafiosi, traffico internazionale di metamfetamine dai laboratori clandestini dell'Oriente. La cronaca che attraversa dal nord al sud l'Europa con vicende agghiaccianti di sfruttamento riporta l'attenzione sulla invisibilità e il silenzio delle vittime del mondo asiatico.
Ma cosa succederebbe se, invece di prostituzione e droga comunemente impressi nell’immaginario collettivo, in tutti i centri massaggio di una città europea si invertisse la rotta e le donne diventassero - anziché facili prede silenziose di sfruttatori e clienti – protagoniste di imprese con la loro professione che ha una storia millenaria e si esercita non su corpi nudi a piacimento del cliente ma su persone vestite in un ambiente che ha un obiettivo terapeutico?
Succede a Malmö, la città che ha dato i natali al noto calciatore Zlatan Ibrahimović dove le sfide più impervie possono diventare realtà. Succede grazie alle operatrici dell’organizzazione svedese Noomi che hanno raccontato recentemente questo incredibile progetto, in occasione del meeting europeo sull’integrazione delle vittime di tratta promosso dalla Comunità di don Benzi a Rimini per il progetto Net-works.
Il corpo è solcato da canali energetici,
«I centri massaggio thailandesi nell'area sono circa 106, l'80% di questi saloni offrono servizi sessuali. Parliamo di 255 donne impegnate in questo business – spiega Josefina Zadig, sociologa e coordinatrice della ong Noomi. Diciamo che una metà si concentrano sull’offerta di sesso a pagamento per fare un sacco di soldi e un’altra metà vorrebbe lavorare seriamente ma non avendo nessuno che li supporti, versano in situazioni insostenibili a livello economico e per garantire entrate sufficienti chiedono anche prestazioni sessuali alle loro dipendenti».
Ma chi sono le donne thailandesi che lavorano nei centri massaggio?
Vengono forse in Europa per prostituirsi e non hanno nessuna competenza lavorativa? La risposta l’ha cercata, girando la città in bicicletta e intervistando decine e decine di connazionali, Panadda Changmanee, che per tanti anni ha lavorato contro la tratta degli esseri umani e oggi dirige il progetto ThaiWISE per ridare dignità alle donne attraverso una professione riconosciuta.
«In Svezia, l'80% delle persone thailandesi sono donne ma non conoscono il paese, non sanno quali sono le leggi e quali i diritti, hanno difficoltà ad integrarsi nella società. Sono spesso inconsapevoli dei loro diritti e molte sono sfruttate dove lavorano o sono vittime di violenza domestica. Gran parte di loro arriva attraverso la migrazione per motivi matrimoniali, a volte dopo esser state conosciute in Thailandia dagli uomini nordeuropei nel turismo sessuale. Ma l'aspetto più drammatico per me che sono thailandese è che molti dei saloni di massaggio in Europa offrono servizi sessuali a pagamento».
Queste donne vivono una totale dipendenza nei confronti del datore di lavoro o del marito svedese o danese a causa del permesso di soggiorno. Eppure sono proprio loro, le donne, a supportare intere famiglie nel paese di origine: bambini, genitori, fratelli e sorelle. «Molto spesso non conosciamo cosa succede nei centri massaggio – continua la project manager thailandese di Malmö. Per questo alcuni anni fa, ho iniziato una ricerca e ho cercato di capire cosa succedeva all'interno. Quando le incontro mi chiamano semplicemente Yui, si fidano del nostro impegno, del supporto che offriamo loro, e iniziano a raccontarmi come sono arrivate in Europa e perchè».
A causa della vulnerabilità sociale, i centri massaggio per tante thailandesi sono luoghi in cui vivono isolamento e sfruttamento peggiorando così la loro salute, l'autostima e la possibilità di integrarsi nella società. «Quando abbiamo presentato lo studio all'agenzia per l'uguaglianza di genere - abbiamo capito che dovevamo fare di più e trasformare quei luoghi di sfruttamento in luoghi in cui le competenze sono certificate, le donne ritrovano dignità e svolgono il loro lavoro terapeutico con informazioni chiare e scopi dichiarati».
I massaggi terapeutici, una vera professione che va certificata
Il massaggio thai è considerato una branca della Medicina Tradizionale Thailandese, e pur non essendo documentato, sembra abbia le sue origini intorno al V° secolo da un medico di origine indiana. Chi riceve il massaggio thai si stende su un materassino sul pavimento, indossa abiti comodi che consentono ampi movimenti, può essere solo oppure con altri pazienti ed esegue posizioni che riflettono posture tipiche dello yoga. Le manipolazioni sul corpo da parte di chi esegue i massaggi si basano sul concetto che il corpo è solcato da canali energetici, secondo la medicina indiana oltre 70.000. Importante conoscerli per il recupero del proprio benessere. Dunque niente a che vedere con le prestazioni sessuali.
Il progetto che è nato dall’intuizione di Panadda Changmanee si chiama ThaiWISE (Thai women in Sweden empowerment project) e ha lo scopo di rafforzare la posizione delle donne nella società aiutandole a cambiare la loro condizione. Per ridurre il rischio di sfruttamento e violenza verso queste donne, nel marzo 2023 è stato aperto il Centro di formazione e certificazione Nuad Thai Nordicche assicura che le imprese thailandesi seguano le leggi e i regolamenti svedesi e siano eticamente sostenibili, e che le dipendenti siano consapevoli dei loro diritti e adeguatamente formate in Nuad Thai, la pratica tradizionale che l'Unesco nel 2019 ha riconosciuto patrimonio culturale intangibile dell'umanità.
Per quanto riguarda i servizi offerti alle donne, lo spiega Laura Lanni operatrice della ong Noomi «Ogni settimana ci occupiamo della outreach (sensibilizzazione) nei centri massaggio. Ci presentiamo con dei prodotti di estetica e bellezza, salutiamo in thailandese conoscendo anche il tipico inchino, attraverso un flyer in thailandese spieghiamo che siamo disponibili ad un colloquio presso la nostra sede e diciamo loro i servizi che offriamo: assistenza sanitaria, assistenza legale, informazioni su visto e permessi di soggiorno.
Di solito accolgono le nostre informazioni e ci fermiamo con alcune a dialogare sulla porta o nel salotto all’ingresso. Non è semplice in tutti i saloni. C’è spesso un alto turn over delle donne. Non chiediamo mai direttamente sul posto di lavoro se sono vittime di tratta e sfruttamento perché possono essere controllate dalla titolare e comunque ci sono sempre le telecamere. Chiediamo anche se i clienti dei massaggi sono corretti oppure non le rispettano. È importante promuovere la parità di genere, spiegare alle donne come possono essere supportate se sono vittime di violenza e prostituzione. Come essere donne soggetto, non donne oggetto. In un centro massaggio dopo due anni di relazione di fiducia le donne hanno raccontato che erano costrette a prostituirsi.
Un modello che può essere esportato
Una si è fidata di noi, ha denunciato e il proprietario ora è in carcere. Ma piuttosto che far chiudere i saloni, vogliamo impegnarci perché siano trasformati tutti in luoghi di empowerment delle donne».
«Il nostro obiettivo – spiega con entusiasmo Josefina Zadig - è replicare il modello di Malmö in altre città della Svezia e nei paesi nordici, adattandolo ai diversi contesti. In modo che la donna nei centri massaggio possa avere una formazione specifica e una sua certificazione. La nostra sfida per il 2023 è portare questo modello basato sulla parità di genere e la valorizzazione della donna e delle sue competenze professionali anche in Danimarca, Norvegia e Finlandia. E per questo siamo già in dialogo con le ambasciate thailandesi di questi paesi».
Una opportunità fondamentale per passare dallo sfruttamento alla professionalizzazione della donna. D’altra parte nel 1999 la Svezia è diventato il primo paese al mondo a vietare l'acquisto di servizi sessuali per cambiare i comportamenti degli uomini verso le donne. Cambiare i centri massaggio in posti di lavoro autentici sembra un’utopia. Ma forse proprio dalla Svezia sta partendo il cambio di rotta. Guardando alle donne thailandesi, forse davvero saranno ricordati i massaggi terapeutici e non più la prostituzione.