L'Istat ha pubblicato le statistiche sul calo demografico italiano. L'aumento degli stanieri non compensa il crollo delle nascite. Crolla il numero di abitanti in Italia; chiudono centinaia di plessi di scuole primarie.
Quanti
abitanti in Italia? Come ogni anno, ma sempre peggiore, il
bollettino dell’Istat pubblicato il 13 luglio 2020 è arrivato impietoso.
A dicembre del 2019 la popolazione residente in italia ammonta a 60.244.639 unità, quasi 189 mila in meno rispetto all'inizio dell'anno (-0,3). La
diminuzione delle nascite (- 4.5%) è di oltre
19 mila unità rispetto al 2018: nel 2019 sono stati iscritti in anagrafe per la nascita
420.170 bambini (Nel 2018 l'Italia aveva registrato
439.747 nuovi nati). Aggiungiamo anche che aumenta del 16,1% la quota dei cittadini italiani che vanno all’estero, che cala l’apporto degli immigrati e che l’anno prossimo dovremo fare i conti con l’ulteriore depressione del post-covid.
«Il nostro Paese sta morendo. — ha commentato a caldo il Presidente del Forum delle Associazioni familiari
Gigi De Palo —. Il tema demografico non è uno dei temi:
è il tema centrale del futuro. Per questo, abbiamo fatto notare con preoccupazione la sua assenza all’interno degli Stati Generali dell’Economia organizzati dal Governo. Senza figli non c’è futuro, neppure a livello economico. Non c’è più tempo da perdere. Il Governo e il Parlamento devono scegliere se passare alla storia o essere i curatori fallimentari del nostro Paese».
(Marco Scarmagnani)
Nascite a picco dunque secondo l'Istat, che già nel comunicato stampa sul
bilancio demografico nazionale del 3 luglio 2019 aveva avvertito: nel corso del 2018 la differenza fra morti e nuove nascite era stata pari a 193 mila bimbi in meno.
L'analisi
Il
crollo delle nascite in Italia va di pari passo con il crollo dell'attenzione alla genitorialità? Vediamolo insieme; vediamo le ricadute sulla popolazione italiana.
In media un centinaio di plessi delle scuole primarie (fra pubbliche e paritarie) chiudono i battenti ogni anno. Negli ultimi 5 anni sono nati 76.000 bambini in meno, 15.000 in meno di media ogni anno.
Basi dati
In Italia il numero medio di figli per donna in età fertile, nel nuovo millennio ha raggiunto un picco nel 2010 arrivando ad 1.5 (un figlio e mezzo per donna di media). E da quell'anno continua a scendere, per arrivare all'1.3 di oggi. Il tasso è leggermente più basso al sud, dove è rimasto tendenzialmente più stabile, ma ha subito un calo più brusco nel Nord Italia.
L'età media delle donne al primo parto dal 2000 ha continuato a salire, arrivando ai circa 32 anni del 2017.
Il confronto con gli altri paesi è impietoso: siamo agli ultimi posti nel mondo per tasso di fecondità, al parimerito con la Spagna ma dietro a tutti gli altri paesi dell'Europa Occidentale. Primato internazionale al
Niger, con una media di quasi
7 figli per donna.
Nel 2001 nascevano in Italia 535 mila bambini. Nel 2017 458 mila. Questo nonostante l'aumento di nascite di bimbi di cittadinanza straniera, che sono passati da 29 mila a 68 mila nello stesso periodo. Ma
chi si preoccupa per l'invasione straniera può dormire sonni tranquilli, perché anche i cittadini di altri paesi hanno iniziato a fare meno figli: 2400 in meno ogni anno. Che sommati ai circa 13 mila bimbi in meno che fanno gli italiani ogni anno (media degli ultimi 5 anni) fanno, come si diceva, circa 76 mila bambini in meno nati vivi negli ultimi 5 anni.
Il lieve aumento di stranieri residenti in Italia (circa 5 milioni di persone nel 2018 contro i 4 milioni del 2012) non basta a compensare il calo delle nascite. Dopo un picco massimo di 60.8 milioni di persone nello Stivale registrato
nel 2014 è iniziato il declino: oggi sono
60.5 milioni, e non ci sono cenni di inversione di tendenza. Un andamento che riguarda da nord a sud tutto il Bel Paese.
Cosa significano questi numeri? Sono dati che parlano di invecchiamento della popolazione.
L'età media degli italiani passa dai 42 anni del 2002 ai circa 46 anni del 2019. Da questo punto vi vista va un po' meglio al sud, dove l'età media è di 44 anni
A livello europeo l'età media è di 43 anni, ma le previsioni europee parlano di 30% di anziani nel 28 contro il 20% di oggi, considerando le persone con più di 65 anni.
Se negli ultimi 3 anni gli alunni delle scuole primarie passano da 2 milioni e 720 mila a 2 milioni e 690 mila, in fondo lo zoccolo duro dell'istruzione sembra reggere.
La scuola primaria però sta cambiando nel colore della pelle: i bimbi stranieri aumentano di circa 5.000 all'anno, mentre c'è un calo di italiani di oltre 20.000 bambini all'anno. E il calo si traduce in
79 scuole che nel 2018 non hanno riaperto i battenti dopo le vacanze estive; 64 statali e 15 paritarie. E negli anni precedenti il bilancio è stato anche peggiore.
Sia l'Istat che le Nazioni Unite nei propri rapporti sull'andamento della popolazione italiana oggi si azzardano nel fare previsioni. Per entrambi gli enti il
calo del numero di abitanti in Italia (residenti) sarà ben visibile nel 2065 (previsione di aprile 2019): 51 milioni di persone secondo l'UN; 54 milioni secondo l'ente statistico nostrano. Oggi siamo a circa 60 milioni di persone.
6 o 9 milioni di persone mancheranno fra cinquan'tanni nelle scuole, nelle università, nel mondo del lavoro, come consumatori e come pensatori, nel mondo dello sviluppo e della ricerca. A meno che non cambi qualcosa.