Due vite spese per incontrare gli ultimi: a Como e in Romania, fra i clochard, i popoli rom, le donne schiavizzate, i giovani vittime di dipendenza. Poi, senza preavviso, finisce tutto. «Lezione da cui trarre insegnamento», il ricordo.
Don Roberto Malgesini. È riduttivo definire un sacerdote Prete di strada. Ricordiamolo per come lui — per coerenza — si sarebbe definito: Don Roberto Malgesini, sacerdote della Diocesi di Como, 51 anni. Non aveva una Parrocchia, perché Don Roberto aveva deciso, in accordo con il Vescovo Oscar Cantoni, di dedicare la propria vita all'incontro e alla vicinanza con i poveri e con gli esclusi dalla società. È stato proprio questo incontro a tradirlo. Ad apice estremo della sua scelta di amore, è stato uno dei suoi poveri — probabilmente Don Roberto conosceva bene il suo attentatore — ad ucciderlo, per motivi ancora da accertare, il 15 settembre 2020. Don Roberto stava portando la colazione agli indigenti di Piazza San Rocco a Como.
Il suo Vescovo l'ha definito «Martire della Carità» (Avvenire). Subito dopo aver accoltellato Don Roberto, un clochard di origini tunesine, vittima — secondo l'Ansa — di turbe psichiche, si è costituito ai carabinieri autodenunciandosi per l’omicidio.
L'umiltà di Don Roberto traspare dal racconto di chi l'ha conosciuto a fondo; racconta il sacerdote missionario Don Federico Pedrana: «Quando gli chiedevano di parlare nelle parrocchie per portare una testimonianza della sua scelta di vita accanto ai poveri, lui rifiutava. "Cosa volete che io abbia da dire", rispondeva, nonostante la sua fosse una vita che dimostrava una grande ricchezza umana».
Don Roberto Malgesini era vissuto per qualche giorno a Bucarest con Don Federico Pedrana. In Romania quest'ultimo dal 2007 condivide la vita con le persone senza fissa dimora, all'interno di un progetto missionario della Comunità Papa Giovanni XXIII. Quando Don Federico tornava nella sua Como, talvolta andava da Don Roberto a confessarsi. I suoi sacerdoti erano legati da una forte vicinanza vocazionale.
«Don Roberto – continua Don Federico Pedrana — era molto schivo; non faceva parte dell'Associazione di Don Oreste Benzi, ma stimava molto le nostre scelte radicali. Viveva il carisma dell'incontro con il povero in maniera intensa, come nemmeno io so fare. Quando andavo a confessarmi da lui era sempre bello ascoltare le sue frasi, le sue parole così semplici».
La giornata di Don Roberto Malgesini a Como era scandita dall’incontro con gli emarginati: i senza fissa dimora alla mattina, i detenuti al pomeriggio, le vittime della prostituzione alla sera. Non necessariamente in quest’ordine, ma con continuità:
«La sua casa era spoglia. C’era un libro e c’erano dei diari sul tavolo. Tutto il resto era occupato dal suo impegno al fianco dei senza fissa dimora. C’erano coperte, thermos, e il cibo pronto per loro».
Per alcuni Don Roberto Malgesini era il prete dei migranti (TgCom24): a più riprese aveva sfidato le istituzioni (La Stampa) per portare dignità a chi era costretto a vivere per strada. Fra di loro non mancavano i richiedenti asilo. Ma ogni tentativo di sintetizzare una vita in un mestiere o in un epitaffio tradisce sempre la realtà.
Ricorda don Federico: «Una volta gli ho chiesto: “Don Roberto, ma noi riusciremo mai a capire realmente la vita dei clochard”? Ma lui non aveva questa pretesa. Mi ha risposto: “Noi in quel pezzettino di strada che facciamo con loro ogni giorno diamo tutto noi stessi”. Lui non pretendeva di cambiare niente e nessuno, ma riportava costantemente al dono di saper camminare nell’umiltà e nell’ascolto al fianco degli homeless. Un insegnamento che porterò per sempre nel cuore».