La testimonianza di Max sottolinea quanto il tema delle dipendenze ci riguardi da vicino tutti. "Ci riguarda" è proprio lo slogan scelto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII per celebrare la Giornata di lotta alla droga del 26 Giugno. È importante non sottostimare i rischi e ribadire il Sì alla vita come antidoto migliore ad ogni forma di dipendenza.
«Sono stato dipendente prima da alcol, poi da alcol e cocaina per ben 25 anni. Una dipendenza che si è portata via tutto, un’attività familiare avviata e di buon successo e poi la mia famiglia. Sono rinato pochi anni fa quando a 45 anni ho avuto il coraggio di chiedere aiuto».
La storia di Max, 48enne romagnolo schietto e dal viso buono, è quella di chi, da qualche anno, dopo una dipendenza da alcol e cocaina, ha ritrovato un senso alla propria vita al termine di un percorso terapeutico nella Comunità Papa Giovanni XXIII.
Dalle stime dell'Istat e dell'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto superiore di sanità (Iss) emerge che circa 35 milioni di italiani sopra gli 11 anni di età consumino bevande alcoliche (78,1% di uomini e 53,5% di donne) e che, di questi, più di 8,6 milioni abbiano una modalità del bere a rischio.
Da un approccio giocoso con l’alcol tanto per “far baracca” con gli amici, Max racconta che intorno ai 20 anni il suo approccio con l’alcol è cambiato: «Ho cominciato a bere anche durante la giornata, facilitato dal fatto che gestivo un pub a conduzione familiare e con l’alcol ci avevo continuamente a che fare. Nel pub si lavora molto di notte e si ha un contatto parecchio ravvicinato con gli alcolici. Avevo tutte le caratteristiche dell'alcolista; nonostante partecipassi all'Anonima Alcolisti continuavo a ricadere nell'uso di alcool. Mi sembrava di poterlo gestire, sottostimavo i rischi. Per me bere era un qualcosa di gustoso. Avevo fatto la scuola da sommelier, mi piaceva sentire il profumo degli alcolici, trattarli. Ma non riuscivo mai a diventare sobrio. Sono riuscito in 25 anni solo per brevi periodi a restare sobrio del tutto. L’incontro con la cocaina proposta da un “amico”, poi, ha complicato ancora di più». Una combinazione, quella dell’alcol e cocaina assai frequente nei consumatori. Studi scientifici dimostrano che l’alcol combinato con la cocaina ne amplifica e prolunga gli effetti, rendendo più difficile controllare la propria aggressività, le proprie paure o ansie, e mitiga il “come down” che segue alla sua assunzione, così spiega chi si occupa di recupero dalle dipendenze. «Una combinazione, alcol-cocaina per me micidiale –racconta Max –. L’una sostanza bilanciava l’altra e io, usando entrambe, sono riuscito a far coesistere la mia dipendenza per anni col lavoro. La cocaina mi permetteva di potere stare sveglio fino al mattino e di essere particolarmente operativo e io ne avevo bisogno coi ritmi di vita che avevo. Nel giro di qualche anno però questa dipendenza mi ha bruciato tutto. In primis, il sogno realizzato con tanta fatica di avere un locale mio con musica dal vivo, sogno che avevo fin da ragazzo. Un’impresa che andava benissimo, era sulla bocca di tutti qui sulla riviera Romagnola. Nel mio pub venivano a suonare band da mezza Italia. Una soddisfazione personale lavorativa entusiasmante. Mi sono bruciato i rapporti con mia moglie, la mia vita di coppia. La fiducia dei miei familiari».
La svolta: come uscire dalla dipendenza
«La svolta è avvenuta – continua Max – quando sono arrivato al punto di non riuscire più a fare quello che serviva per potermi mantenere su di giri. Dopo la separazione ho visto nero al punto da decidere di farla finita. Mentre stavo per compiere un gesto estremo mi sono posto la domanda: “dove sono finito? E i miei figli?” Quello lì è stato il momento in cui ho deciso che era il momento di chiedere aiuto. Fare la verità era l’unica strada percorribile per uscire da quella drammatica situazione. Mi sono tolto un grande peso dal cuore dando disponibilità a fare quello che c'era da fare per dire basta alle mie dipendenze».
Il coraggio di fare il primo passo, supportato dai familiari più stretti e da un percorso terapeutico, hanno permesso a Max di ritornare alla vita.
Oggi a più di 2 anni dal termine del percorso, svolge un lavoro regolare come operaio specializzato presso un’importante azienda del territorio, è impegnato nel tempo libero come volontario proprio nella Comunità Terapeutica che lo ha rigenerato. «Lo faccio per me – dice Max – mi fa stare bene mettere a disposizione le capacità e le esperienze maturate, verso chi sta vivendo situazioni simili alle mie». Ha ripreso le sue passioni e gli hobby tra cui la musica. «Portare avanti il gruppo musicale, comporre musiche senza uso di sostanze è un’altra storia!» dice Max, che assieme ad altre persone al termine di un percorso terapeutico ed educatori ha messo su la band musicale “Mamma rientro presto” pronta a suonare per feste ed eventi del territorio. Oggi Max si dice soddisfatto del rapporto recuperato coi due figli adolescenti «Quando sono uscito dalla comunità – dice Max – ho messo a frutto tutti gli strumenti acquisiti durante il mio cammino comunitario, la capacità di lettura di me stesso e degli altri, cosa che sto sviluppando anche nei confronti dei miei figli adolescenti. Mi stupisce sempre piacevolmente quando i miei figli mi vengono a cercare per chiedere consigli».
La storia di Max è una delle tante storie che stanno dietro alle cifre riferite dai report sul fenomeno- dipendenze. Numeri e analisi, di per sé asettici, dietro ai quali ci sono vissuti come quello di Max. Dati rivelatori di un fenomeno sempre più in crescita. La Relazione annuale al parlamento sul fenomeno tossicodipendenze in Italia – Dipartimento per le politiche antidroga – tra i vari dati evidenzia che nel 2022 vi è stato un aumento della percentuale dei giovani dai 15 ai 19 anni che consumano droghe, almeno una sostanza nell’ultimo anno. L’approccio e il contatto dei giovani con le sostanze psicoattive è notevole. A fronte di un campione molto vasto, quello degli studenti, c'è un bacino di assuntori occasionali che nella vita hanno fatto uso più o meno una o due volte, c’è anche un 30% che ha usato sostanze stupefacenti occasionalmente anche nel corso dell'anno.
Nel 2022 i Servizi territoriali per le dipendenze complessivamente hanno preso in carico quasi 130.000 persone. La punta di un iceberg a fronte di un fenomeno in espansione. L’eroina rimane la sostanza primaria più usata dall’insieme degli utenti in trattamento. Tra nuovi utenti la cocaina risulta sostanza primaria d’abuso nel 38,5% dei casi.
Imperversa la dipendenza da alcol. In Italia ogni giorno in media sono 48 le persone che muoiono a causa dell’alcol, oltre 17.000 ogni anno. (Istituto superiore della Sanità)
La nuova dipendenza: ludopatia
E c’è un trend in crescita anche una nuova dipendenza, quella dal gioco d’azzardo patologico. Circa il 6% delle persone prese in cura per dipendenza, è affetta da ludopatia. Persone che si sono giocate o si stanno giocando tutto. Un disturbo psicologico che crea effetti devastanti non solo relativamente alla sfera economica, ma che inficia la salute, abbassando l’autostima e aprendo a stati emotivi caratterizzati da stress, ansia e depressione.
26 giugno: Giornata di lotta alla droga
Tenere i riflettori accesi, dunque, sul complesso tema delle Dipendenze è una questione che ci riguarda a tutti. “Ci riguarda” è lo slogan scelto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII per celebrare la Giornata di lotta alla droga del 26 Giugno. “Ci riguarda”, per non sottostimare i rischi, per unire idee, esperienze e, in modo sempre più compatto ribadire il Sì alla vita come antidoto migliore ad ogni forma di dipendenza.
La Comunità Papa Giovanni XXIII a fronte della sua quarantennale esperienza di accoglienza e presa in carico di persone tossicodipendenti, intende celebrare la Giornata di Lotta alla droga con una festa: Festa dell'interdipendenza. Una festa aperta a tutti, non solo rivolta agli ospiti delle sue strutture ma al territorio, ai giovani, ai servizi a chiunque ne fosse interessato. «Un appuntamento ricco si musica, poesia – dicono gli organizzatori – ma soprattutto testimonianze e racconti di storie di vita ritrovata. Parlare dei rischi a partire dall’ascolto di storie, testimoniare il valore e la bellezza di vite ritrovate, riteniamo sia il modo migliore di dire la nostra su questo drammatico tema».
La festa si svolge al Campo “Don Pippo” (Rimini) il 26 Giugno. Dalle ore 16 alle ore 18.30. Alcuni rappresentanti delle istituzioni locali hanno già garantito loro presenza. L’ evento è patrocinato dal Comune di Rimini e dalla Diocesi.
Qui sotto il volantino della festa e se interessati a partecipare scrivete a questa mail