Ragazze protagoniste: a mobilitare i milioni di under 30 oggi manifestano in tutto il mondo sono stati gli appelli lanciati da giovani donne: un fatto di grande potenza simbolica
Non solo
Greta Thunberg, la sedicenne svedese diventata in poche settimane simbolo globale della lotta contro il degrado ambientale. Ma tante altre, come
Charlotte Wanja, studentessa keniana di 17 anni che, invitata alla conferenza Onu sul clima a Nairobi, ha insistito sull’urgenza di un’azione efficace per affrontare i problemi legati al cambiamento climatico.
A mobilitare i milioni di ragazzi che stanno manifestando in tutto il mondo sono stati gli appelli lanciati da giovani donne: un fatto di grande potenza simbolica.
Siamo ormai a un bivio: o procedere con lo sviluppo sin qui seguito e pagare costi sempre più elevati; o accettare di cambiare il nostro modo di vivere riconoscendo che la salute, la prosperità, la pace e la vita stessa dipendono dalla capacità di rispettare il vincolo ambientale.
Le conclusioni della 6ª edizione del Global Environmental Outlook presentato a Nairobi sono chiarissime: nel XXI secolo la crescita non potrà più essere pensata come aumento illimitato della capacità di produzione ma come capacità di far fiorire l’umano nel rispetto della trama sempre più fitta delle interconnessioni con l’intero ecosistema.
La sfida è enorme: riguarda circa 200 Stati nazionali, con interessi e livelli di sviluppo diversi e forti disuguaglianze interne. Se non si capisce la portata della questione sarà impossibile trovare le soluzioni che diventano sempre più urgenti.
Custodire la «casa comune» richiede ormai l’introduzione di strumenti regolativi globali in grado di vincolare le diverse sovranità statuali. Nessun Paese può sottrarsi alle obbligazioni che derivano dalla comune appartenenza all’intero pianeta. Perché tutto è connesso, come scrive papa Francesco nella
Laudato si’.
Che siano state proprio delle giovani donne a prendere la scena ci deve far riflettere. Il rinnovamento, quando mette in discussione sistemi di interesse consolidati, tende a venire da quello che Vaclav Havel ha chiamato «il potere dei senza potere». Che in effetti è la vera energia messasi in moto nelle ultime settimane: le nuove generazioni hanno capito che, di fronte all’immobilismo degli adulti, ci si deve unire per cambiare le cose. La questione intergenerazionale – che oggi si annoda proprio intorno al tema ambientale e della sostenibilità riaprendo il tema del futuro e del senso della crescita – non potrà che diventare sempre più centrale negli anni a venire.