La mamma accogliente della casa famiglia in cui vive Ciccio racconta a semprenews.it il dietro le quinte del viaggio al Quirinale
È il 29 novembre 2019. Da pochi minuti una rumorosa combriccola di ragazzi ha preso posto sul treno che la ricondurrà verso casa, a Cinto Euganeo, un paesino in provincia di Padova.
È composta da 2 classi della
Scuola Secondaria “G. Negri” con alcuni docenti.
E poi ci sono io, la mamma in prestito di Francesco, il simpatico ragazzino cinese che molti hanno conosciuto grazie al
film Solo Cose Belle.
Stiamo tornando da Roma, dove appena ieri, Francesco e la 3ªE sono stati ricevuti dal presidente Sergio Mattarella. Francesco, che tutti chiamano Ciccio, è stato il trampolino di lancio per questa avventura, che ha avuto inizio il
7 dicembre scorso: in occasione del 50° anniversario di fondazione della Comunità Papa Giovanni XXIII è stato proiettato per la prima volta il film Solo Cose Belle e il presidente è venuto ad incontrare tutta la Comunità riunita a Rimini.
Sul palco il Presidente ha incontrato alcune persone, tra cui anche Francesco. Andando incontro a Mattarella, lo ha accolto col suo famoso sorriso e io ho avuto occasione di dirgli che il papillon indossato da Ciccio era stato un dono dei compagni di classe.
La breccia di Porta Pia era stata fatta: i compagni hanno dato avvio ad un bel carteggio con il Quirinale, hanno potuto raccontare loro stessi e la relazione di affetto che hanno instaurato con Francesco, esprimendo anche il desiderio di potere incontrare il presidente.
Con noi al Quirinale c’erano anche altre classi provenienti da diverse scuole secondarie italiane. Loro erano state chiamate in visita per sorteggio, la nostra 3ªE era stata scelta e invitata dal presidente stesso.
La nostra giornata al Quirinale e l’incontro con Mattarella
Abbiamo visitato il Palazzo, accompagnati da una guida; abbiamo visto una delle 3 copie originali della Costituzione e incontrato uno dei Corazzieri per porgli le domande del caso (altezza, ore di immobilità, stipendio…); abbiamo consumato l’agognato spuntino tanto atteso dai ragazzi e offerto dal MIUR.
Poi finalmente ci siamo spostati nel salone delle feste per prepararci ad incontrare il presidente. Ogni classe, attraverso uno degli alunni, ha posto una domanda a Mattarella. Si è parlato di come lui vive questa importante carica, di cosa lo ha spinto a questa scelta di impegno e servizio, del surriscaldamento globale, di come arginare la fuga delle menti brillanti dall’Italia, dei Social… Insomma argomenti importanti, che possono segnare il corso della storia.
Come conclusione ogni classe, nel salone adiacente, è stata fotografata insieme al presidente che, nello spostarsi da una stanza all’altra, ha mostrato di nuovo la sua simpatia per Francesco e l’attenzione alle persone più fragili: si è diretto in modo deciso verso di noi per salutarlo personalmente.
E Francesco lo ha di nuovo accolto come sa fare lui: con un bel sorriso e la mano tesa. Il presidente, da parte sua, non ha smesso di fargli gli auguri ed ha accettato una lettera che Francesco gli porgeva.
Per i compagni di classe, i docenti e per me è stata senz’altro un’occasione irripetibile, motivo di orgoglio ed emozione, perché il bene che lega Francesco ai suoi compagni ha trovato un giusto riconoscimento. Lo hanno accolto nel loro gruppo: alcuni di loro fanno letteralmente a gara per guidare più o meno spericolatamente la sua sedia a rotelle; durante il pernottamento a Roma lo hanno invitato con loro in camera, a fare spuntini notturni come vuole ogni gita che si rispetti.
Un viaggio in stile Indiana Jones
Girare per Roma, entrare a San Pietro, prendere la metropolitana, tante scale da salire e scendere: non è stato proprio semplice, ma il tutto ha preso la connotazione di un film stile Indiana Jones, tra archeologia, pericoli e misteri («Chi ha la chiave della camera?»; «Ci siamo tutti? Contiamoci!»; «In questa metro non c’è l’ascensore… come facciamo?»). L’approvazione del Quirinale non poteva che essere la valorizzazione di tutto questo bene… del resto «Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio».