Trovi di tutto nei mercatini di Natale di Piazza Vörösmarty o anche nella più suggestiva piazza della Basilica di Santo Stefano. Pochi metri più in là c’è la storica via Vaçi Utca, completamente “ripulita”, dove non incontrerai come in passato le bellissime ungheresi che, stando sulla soglia, cercavano di trascinare i turisti dentro ai locali, ma una ricca serie di vetrine di shop e ristoranti di ogni tipo con tante luci per le Festività. Andando verso ovest, ecco il famoso Danubio blu e il Ponte delle catene da cui si arriva a Buda dove non può mancare una visita al Castello. Per le famiglie, le coppie e i gruppi di amici Budapest offre paesaggi suggestivi, negozi di ogni tipo, musica e tradizione ungherese in diverse piazze. Una volta anche Buda, l’altra parte della città, era piena di divertimenti e interessi per i turisti, specie per gli uomini. Ora la capitale del sesso, che mostra il suo volto in modo più nascosto, va cercata nei night club. Proprio all’ombra di Santo Stefano si trova il P2 in cui l’equipe di ballerine sono rinnovate e ben addestrate per soddisfare i clienti: “Sono bellissime, amano divertirsi, mostrano la loro gentilezza”, si legge sul sito promozionale. Passandogli davanti vedi un piantone che invita ogni maschio a passeggio ad entrare e divertirsi.
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Ma nelle “zone di tolleranza”, è possibile incrociare anche operatori delle organizzazioni antitratta che cercano di liberarle dalla schiavitù. Sì anche su strada, non si scappa! Ci sono le minorenni, ci sono le rom, anche se sono fuori dall’occhio degli abitanti, sono pur sempre gestite.
Le reti criminali non scherzano né in Ungheria né nei paesi vicini dove trasferiscono di continuo le più giovani, strappate alle loro famiglie, adescate con false promesse di una vita lussuosa con soldi facili, da fidanzati di oltre confine albanesi, romeni… Le prelevano dalle contee più isolate del paese: da Borsod -Abaúj -Zemplén, da Szabolcs- Szatmár - Bereg (nell’Ungheria orientale) e da Baranya (nell’Ungheria meridionale). Destinazione: Italia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera dove la prostituzione è legale.
Una di queste organizzazioni è Solwodi, fondata nel 2017 da religiose di sette diverse congregazioni per promuovere la dignità della donna soprattutto delle vittime di violenza domestica e della tratta di esseri umani. «Siamo impegnati su diversi fronti – spiega sr. Gabriella Legradi, Presidente dell’organizzazione presente anche in Germania e in Austria – nei seminari di sensibilizzazione e conferenze, nell’identificazione e coordinamento delle vittime nel trovare la giusta ONG che possa supportarle. Cerchiamo di creare reti con ONG ungheresi e internazionali e con l’ORFK (la polizia ungherese) e fornire un aiuto individuale alle vittime ungheresi della tratta di esseri umani».
Ma cosa fa la Chiesa ungherese riguardo alla tratta?
«Quando abbiamo iniziato il nostro servizio, ci siamo resi conto che la Chiesa cattolica in Ungheria non conosceva davvero questo problema e la sua portata in Europa. Ecco perché abbiamo avviato seminari di sensibilizzazione per rompere questo silenzio che circonda la tratta di esseri umani. Non possiamo chiudere gli occhi! L'Ungheria è inclusa tra i primi tre paesi nell'UE per numero di vittime. Le Chiese protestanti sono più consapevoli in questo settore, quindi stiamo collaborando anche con loro. Diversi servizi sono anche rivolti ai senzatetto e ai rom, ma solo due o tre gruppi si occupano espressamente della pastorale verso le donne in strada. C’è ancora tanta strada da fare!»
In Europa – secondo il Report 2019 “Trafficking in persons” del Dipartimento di Stato americano – le vittime assistite in questo anno sono state 79 mentre il governo ne ha registrate solo 30 nella nuova piattaforma digitale finanziata dall'UE per le vittime della tratta (sistema EKAT). I problemi irrisolti in Ungheria sono tanti e riguardano soprattutto minorenni, rom oppure profughi bloccati nelle “zone di transito” del paese che è ormai uno dei più importanti paesi di transito dell’Est Europa. Sono tra i gruppi più vulnerabili e quindi prede facili di ogni forma di sfruttamento.
Per quanto riguarda lo sfruttamento della prostituzione le più vulnerabili in assoluto sono le giovanissime ungheresi che provengono da famiglie indigenti, le rom, le mamme single, e le donne senza tetto. Il Report allerta le istituzioni pubbliche: molte di loro sono disabili, molte altre sono adescate negli orfanotrofi e negli Istituti dello Stato per l’accoglienza dei minori, specie quando ne escono raggiunta la maggiore età. È ormai noto infatti che in molti casi gli stessi protettori con la falsa promessa di garantire loro una casa una volta uscite dagli orfanotrofi, si mettono in contatto con le loro prede quando hanno ancora 14 - 16 anni per legarle a loro con un debito che negli anni successivi dovranno estinguere, prostituendosi.
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Giovani ungheresi e di etnia rom disabili e orfane sono per la maggior parte trafficate in Austria dove vanno crescendo enormi centri di benessere, vere e proprie Spa che offrono merce sempre più giovane e “addestrata” soprattutto per il turismo sessuale d’oltre confine.
Per chi cerca una via d’uscita, o dai paesi dell’ovest vuole rientrare per un progetto di protezione, in Ungheria i centri di accoglienza sono ancora scarsi e inadeguati, specie per i minori e gli stranieri. Inoltre nel 2019, le corti hanno sospeso le condanne della maggior parte dei trafficanti: solo 3 degli 11 condannati per reati connessi alla tratta hanno scontato la pena in prigione. Ed è insufficiente pure la pena di soli tre anni, prevista dall’Articolo 203, per chi trae profitto dalla prostituzione minorile e per i clienti che pagano prestazioni sessuali con minorenni.
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