Alla fine del 2024 i prezzi del cacao hanno raggiunto un record a livello globale, ma i coltivatori non ne hanno giovato. Mentre la produzione in Africa continua a soffrire, abbiamo ascoltato i coltivatori della Colombia per sapere se la crisi ha raggiunto anche l'America del Sud.
Oltre il rincaro delle spese per le bollette, il 2024 ha portato un aumento dei prezzi di numerosi prodotti alimentari, come l’olio d’oliva ed il caffè, il cui prezzo è arrivato ai massimi storici. Tra i maggiori rincari del 2024 troviamo sicuramenteil costo del cacao, chedall’anno precedente è aumentato del 168%. Una salita brusca, ma non nuova, visto che negli ultimi 5 anni il prezzo di questo prodotto è aumentato del 340% circa. Anche se negli ultimi tre mesi c’è stato un abbassamento, le previsioni del 2025 restano incerte perché a causare il sovrapprezzo è principalmente la crisi produttiva per fattori climatici, che danneggia le piantagioni e i coltivatori: il cambiamento climatico ha portato gravi siccità intervallate da piogge torrenziali distruttive, aumenti di calore e la diffusione di malattie delle piante del cacao.
Questi eventi hanno colpito maggiormente l’Africa Occidentale, soprattutto Ghana e Costa d’Avorio, dove viene prodotta la maggior parte del cacao mondiale (60-70%). Parallelamente alle condizioni climatiche dannose, i rapporti commerciali internazionali continuano a compromettersi e le tariffe doganali aumentano, incrinando anche la relazione tra Unione Europea e Stati Uniti. L’aumento delle tensioni commerciali e la crisi di produzione hanno fatto spiccare i prezzi del cacao. Oltretutto la crisi di produzione sembra non migliorare, poiché i coltivatori hanno iniziato a cedere le piantagioni proprio a causa dei costi di produzione e degli scarsi raccolti, riporta Euronews.
Un coltivatore raccoglie il cacao, nella Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò, Colombia
Foto di Operazione Colomba
Un coltivatore di cacao controlla le piantine, nella Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò, Colombia
Foto di Operazione Colomba
La crisi colpisce anche le Americhe, come nella Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò, Colombia
I membri della Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò si mettono in viaggio accompagnati dai volontari di Operazione Colomba, Colombia
Foto di Operazione Colomba
Se i maggiori coltivatori di cacao stanno vivendo una grave crisi produttiva, non va dimenticato il luogo da cui il cacao ha avuto origine: l’America Centro-meridionale, dove fino ad un secolo fa si trovavano l’’80% delle coltivazioni. A partire dalle popolazioni azteche, che veneravano il cacao e lo usavano anche come moneta di scambio, questa fava venne valorizzata dagli spagnoli a partire dal XVI secolo e venne poi esportata in tutto il mondo.
Sebbene le coltivazioni del Sud America rappresentino meno del 20% del totale mondiale, ci sono comunità di coltivatori che beneficiano moltissimo da questo prodotto. È il caso della Comunità di Pace di San José de Apartadó, una comunità di famiglie che vive in autonomia, resistendo in modo nonviolento alle aggressionidei diversi gruppi armati che si contendono il loro territorio (supportato dai volontari di Operazione Colomba). Arley, un membro della comunità ci spiega «La comunità vive coltivando il cacao da quando è stata fondata, nel 1997. È un prodotto importantissimo per noi, perché è quello che ha permesso un’entrata economica alle famiglie che soffrono a causa dell’espropriazione delle terre e la violenza che ricevono. Proprio grazie al cacao queste famiglie si sono sostenute negli ultimi 28 anni e siamo potuti crescere come comunità e camminare insieme.»
Coltivano circa 200 ettarisenza utilizzare pesticidi e fertilizzanti, ma come in Africa Occidentale, anche qui la crisi climatica ha danneggiato la loro produzione. «Abbiamo visto un cambio climatico molto forte, che ha impattato in modo impressionante la produzione di cacao: l’intensa pioggia non permette la produzione del cacao perché questo necessita bel tempo e un clima secco, quindi la pioggia intensa rovina le piantagioni, le rende meno produttive.» spiega Arley, descrivendo l’aspetto del cambiamento climatico che più li ha danneggiati. "Zona Neutrale, Proprietà Privata" il cartellone all'entrata della Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò, Colombia, che resiste in modo nonviolento alle aggressioni dei gruppi armati che vogliono occupare il loro territorio
Foto di Operazione Colomba
La Comunidad de Paz si inserisce nel commercio equo e solidale internazionale, compresa Italia, Inghilterra e Germania, ma ovviamente la poca resa delle piantagioni ha un effetti negativi sul mercato: «Il clima ha penalizzato il rendimento nelle piantagioni. All’inizio producevamo 25 tonnellate di cacaoin due o tre mesi, adesso serve un anno, o due nel peggiore delle ipotesi». Arley conferma che il valore del cacao è aumentato considerevolmente nell’anno precedente, ma ha subito un calo nell’ultimo mese. Mentre il prezzo, dopo il picco di dicembre 2024, sembra essersi abbassato di circa il 30% nel mercato globale, la crisi che colpisce le piantagioni non da segni di tregua. Restano quindi molte incertezze sulle previsioni del mercato di questo prodotto, sia per gli acquirenti che per i coltivatori, che come nel caso della Comunidad de Paz de San Jose basano la loro economia su di esso.