Il giovane ritorna per disperazione, ma non ritorna salvato. Chi lo salva è suo padre! Quando noi entriamo in questa paternità di Dio, la nostra esistenza diventa qualcosa di stupendo!
Vangelo della IV domenica di Quaresima - Anno C: meditiamolo insieme grazie al commento di don Oreste Benzi
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è o tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Dal Vangelo di Luca (Lc 15, 1-3.11-32)
Commento al Vangelo di domenica 30 marzo 2025 (IV domenica di Quaresima - Anno C)
Vediamo il dramma di questo giovane che sciupa tutto, cioè vive per un periodo l'ebbrezza dell'emozione e poi non c'è più niente! Nessuno stava con lui, poteva soltanto avere qualcuno accanto a sé finché aveva soldi. Nel peccato non c'è amicizia, ci sono solo complici, ma poi sei solo. Ti trovi da solo nell'assurdo di crederti dio e poi vedi che non lo sei. Ma com'è duro convertirsi! Infatti il giovane va a finire coi porci e voleva le carrube, lo stesso pasto dei porci, ma neanche questo gli veniva dato. Il figlio si è ricordato prima di tutto che stava bene in casa sua. È il primo passo, ma non è quello che salva. Infatti il giovane ritorna per disperazione, ma non ritorna salvato. Chi lo salva è suo padre! La disperazione l'ha fatto alzare, ma chi lo ha salvato è l'amore del padre e quell'abbraccio. Se voi notate egli grida: «Ho peccato contro il cielo e contro di te». Il padre non sente, vede che il figlio è ritornato! Lui sa bene che chi può salvare suo figlio è solo l'esperienza dell'amore, di un amore disinteressato, pulito, totale. È quell'amore lì che lo può rinfrancare, fare risorgere. È il ritorno all'amore del padre che gli ridà la luce che gli fa capire tutto. Quando noi entriamo in questa paternità di Dio, la nostra esistenza diventa qualcosa di stupendo!
Il commento di don Oreste Benzi al Vangelo della domenica e alle Letture è tratto dal messalino Pane Quotidiano,abbònati qui
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